Il pilone destro Dario Chistolini ha parlato in esclusiva al sito internet delle Zebre Rugby club alla vigilia della partenza della squadra per la trasferta di venerdì in Scozia quando le Zebre affronteranno i Glasgow Warriors nel sesto turno del Guinness PRO14. Il giocatore, uno dei tre centurioni della storia celtica della franchigia federale, ci racconta gli inizi della sua carriera, gli standard internazionali per un pilone e la sua settimana di allenamenti in preparazione ad una sfida internazionale di rugby. Chistolini, da pochi giorni trentenne, ha parlato anche dell’evoluzione del suo ruolo nel rugby moderno e dei suoi più bei ricordi in maglia zebrata.

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Padre italiano e madre sudafricana, dopo essere cresciuto in Sudafrica, come hai preso la decisione di ti trasferirti in Italia a soli 20 anni per provare la carriera di rugbista professionista? Quando ho avuto l’opportunità di giocare in Europa, avendo il passaporto italiano, ho colto senza dubbi questa opportunità e sono volato subito in Italia.

Dopo l’esordio nel massimo campionato italiano col Petrarca e lo scudetto 2011 ti trasferisci in Inghilterra al Gloucester, raccontaci cosa ti ha colpito positivamente di quell’esperienza? Sicuramente ero molto giovane: a 23 anni mi sono trovato in un ambiente con giocatori che avevano vinto il mondiale. E’ stato utile per vedere cosa serviva per arrivare all’alto livello e rimanerci.

Tornato in Italia nel 2013 alle Zebre hai avuto subito fiducia con 25 presenze e quasi 1500 minuti guadagnando anche la chiamata della nazionale per il tour estivo a 25 anni . Pensi sia l’età giusta per un pilone per essere maturo per il rugby internazionale? Dipende dalle caratteristiche dei singoli giocatori, oggi abbiamo piloni molto giovani che si sviluppano prima e raggiungono già la nazionale italiana. Serve più esperienza rispetto ad altri ruoli ma ormai oggi sei un giocatore ha determinate caratteristiche l’età conta poco.

E quanta esperienza di alto livello di club pensi possa servire ai giovani per poter ambire alla maglia della nazionale come é stato per te? Per un pilone serve molta esperienza e tante dure battaglia in partita, ma una volta cresciuta l’esperienza sei sempre più preparato per gli scontri del rugby internazionale

Raccontaci la tua settimana d’allenamento ora che siamo in piena stagione? Il lunedì è più tranquillo con recupero, fisioterapia e seduta di palestra con molta video-analisi. Il martedì è più duro con tante cose belle: mischie e allenamento con contatto e fitness. Il mercoledì è il giorno di riposo mentre il giovedì è dedicato all’attacco per rifinire le nostre tattiche ed i piani. Il venerdì invece si definiscono tutti gli aspetti della partita che si gioca il sabato.

Il rugby professionistico non è solo campo e palestra, che cosa analizzate al video durante la settimana? Ovviamente studiamo a livello collettivo il loro attacco e la loro difesa per capire come sfruttare a nostro favore le loro caratteristiche. A livello di reparto si va nel dettaglio della loro mischia, su come ingaggiano i loro piloni e come giocano le rimesse laterali: come saltano, dove saltano e come possiamo batterli. C’è molto lavoro di analisi, almeno 3/4 ore la settimana al campo più tutto il lavoro che ognuno fa a casa singolarmente per studiare il tuo ruolo specifico per arrivare alla partita per fare meno errori possibili.

Spieghiamo a chi ci segue un po’ di segreti della mischia: quali sono gli obiettivi di un pilone destro? E’ davvero il ruolo più importante del pack? Essere consistente settimana dopo settimana, questo è l’obiettivo più difficile; spesso ti capita di fare buone gare contro un avversario e poi peggiorare il weekend dopo. In gara poi è importate dare buone piattaforme ai trequarti.

Come è cambiato il ruolo di pilone destro negli ultimi anni rispetto alle nuove regole in mischia chiusa e nel gioco aperto? I cambiamenti nelle regole del rugby sono fatti per velocizzare il gioco ed avere più spettacolo. Non esistono più i piloni che fanno solo le mischie: ora siamo giocatori come tutti gli altri che differiscono solo per il numero di maglia sulla schiena. Dobbiamo avere nel gioco aperto le abilità come tutti gli altri.

Spesso vediamo giudizi molto diversi sulle mischie da parte degli arbitri, come vi approcciate al metro arbitrale in settimana e durante una gara? Analizziamo anche le caratteristiche degli arbitri e come si comportano coi calci di punizione e se è uno che predilige far giocare o se invece è molto severo nel gioco.

Quali sono le mischie chiuse più difficili d’affrontare nel Guinness PRO14? Sicuramente gli scozzesi Glasgow Warriors, i gallesi Scarlets ed anche l’altra squadra italiana del Benetton Treviso sono le mischie più difficili d’affrontare.

Hai giocato 106 gare con le Zebre, uno dei tre centurioni del club. Quale il tuo momento indimenticabile di questi 5 anni a Parma? Ci sono tanti bei ricordi: uno è quello della prima vittoria nel Guinness Pro14 a Cardiff nel Settembre 2013, ricordo Mauro Bergamasco e Totò Perugini che cantavano “Nessun Dorma” di Puccini negli spogliatoi a fine gara negli spogliatoi. Poi ricordo la gara di Heineken Cup di Parma contro il Tolosa con i francesi che sotto i pali continuavano a chiedere mischia ma non sono riusciti a mandarci indietro: è stato un momento di carica per tutto il pacchetto degli avanti.

Venerdì si va in Scozia per affrontare Glasgow, avversario da sempre ostico per le Zebre. Quali le chiavi per poter essere competitivi allo Scotstoun Stadium? Sono una squadra che negli ultimi anni è arrivata sempre nei primi 4, hanno un pacchetto grosso e forte e abili trequarti. Bisogna andare in Scozia con molta fiducia nelle nostre tattiche e nella nostra difesa: divertirsi con fiducia dato che non abbiamo nulla da perdere e tutto da guadagnare.