“Vada come vada sarà un successo”. Con questa frase un collega mi ha salutato questa mattina, riferendosi alla gara dell’Italia Femminile contro la Francia. Io gli ho risposto: “Ma anche no!”. Così lui si è fermato stupito e mi ha chiesto il perchè della mia risposta. Stranamente sono stato pacato e gliel’ho spiegato. Cosa che (purtroppo per voi) farò di seguito.
Prima cosa: la palla ovale femminile sta giocando i quarti di una Coppa del Mondo. I quarti. E li sta vivendo da protagonista. Nel senso che la qualificazione è stata “stra meritata”.
Seconda cosa: il percorso del rugby femminile parte da lontano. C’è una progettualità. Un gruppo di atlete fantastico e un allenatore a cui dovremmo fare una statua. Sì, una statua ci starebbe.
Terza cosa: vogliamo parlare delle qualità delle giocatrici? Scontato. Però la bellezza del gioco, la capacità di avere un gruppo coeso e unito, sempre, è un qualcosa che rende questa nazionale di valore assoluto. Per non parlare della possibilità di lasciare in panchina una certa Sara Barattin. Una delle migliori giocatrici al mondo che osserva le più giovani giocare e farlo alla grande. Questo significa che c’è un ricambio di grande qualità e di livello altissimo. Vogliamo, poi, parlare dell’attaccamento alla maglia e al rugby in generale di Manuela Furlan? Commovente! Per non raccontare poi il come queste ragazze, tra un lavoro e l’altro, un esame all’università e l’altro, un problema da risolvere e l’altro, si siano “ritagliate il tempo” di qualificarsi ad un quarto di finale della Coppa del Mondo!
Ecco, per questi motivi e mille altri il “vada come vada sarà un successo” non è più affine a questa nazionale (almeno per me). Ritengo che questo gruppo e i tanti altri a venire possano vivere da protagonisti ogni gara internazionale. La sfida con la Francia, battuta nel pre Mondiale e in altre occasioni, rappresenta per l’Italia Femminile una sfida da vincere. Perchè con un gruppo così, delle atlete di qualità e uno staff preparato e ambizioso, il pensiero di tutti debba essere: “80 minuti per guadagnarsi la semifinale”. Del resto un quinto posto nel ranking mondiale varrà pure qualcosa, se ci affidassimo solo ai numeri. Quindi, almeno per me, da ora in poi sono le altre nazionali a dover aver paura di noi e non più il contrario.
Detto questo, torno ad occuparmi di Rugby League (almeno per ora). Spero di non avervi annoiato troppo, ma stamattina dovevo dire la mia.
@davidemacor