Di Emilia “Emy” Forlani
Ho iniziato a pensare di intervistare Marco Bortolami quando, mentre andavo all’Olimpico per Italia-Scozia, l’ho incontrato e abbiamo camminato insieme fino allo stadio sotto ad un vero diluvio, ci siamo poi sentiti per i meritatissimi complimenti per i risultati della sua squadra e la grande crescita sotto ogni aspetto (chiunque sia stato a Monigo sa che ormai Treviso è, anche dal punto di vista dell’evento-partita una realtà che se la gioca con i più strutturati tra i club europei) e, a stagione conclusa, sono partita all’attacco con le domande!
Quarantaquattro anni appena compiuti, un passato da seconda linea nel Petrarca Padova, negli Aironi, nelle Zebre e all’estero a Narbonne e Gloucester, oltre che in Nazionale (ben 112 caps, di cui 39 da capitano), Marco è dal 2021 l’head coach della Benetton Treviso, con cui ha un contratto fino al 2026.
Si è appena conclusa una stagione che è stata per molti aspetti una consacrazione per la Benetton Treviso, con la seconda semifinale di seguito di Challenge Cup e l’accesso ai play off di URC: sotto quali aspetti ritieni che siate più migliorati quest’anno rispetto al passato?
Credo che siamo migliorati sotto ogni aspetto, dentro e fuori dal campo: abbiamo raggiunto questi risultati grazie a ottime partite e alla continuità di rendimento e risultati che, nonostante alcuni momenti di assestamento, è stata la chiave di questa stagione così positiva.
Su cosa invece dovete ancora lavorare in modo incisivo?
Non può mai essere considerato concluso il lavoro sulla consistenza, sulla tenuta mentale e sulla cura di ogni minimo dettaglio, che è quello che caratterizza le squadre più forti: negli ultimi due anni abbiamo fatto dei grandi passi avanti ma sento che è l’aspetto su cui dobbiamo ancora concentrarci ogni giorno per poterlo poi ritrovare in ogni partita.
Quali pensi siano stati i momenti e le partite chiave della stagione?
Credo siano stati molti, a testimonianza della continuità di cui dicevo prima: la vittoria allo scadere all’esordio, la vittoria a Edimburgo, quella contro Monpellier in Coppa che è stata secondo me una delle migliori partite della stagione, la vittoria nel finale con Connacht in casa dopo la difficile settimana della sconfitta con gli Scarlets, gli ottavi e i quarti di finale di Coppa, la vittoria in Sudafrica che ci ha tenuto in corsa per i playoff di URC, quella decisiva con Edimburgo e anche la sconfitta contro i Bulls dove c’è costato caro non essere riusciti a concretizzare una o due occasioni importanti. Insomma, tante partite e momenti che segnano il ricordo di questa stagione.
Tu sei uno di quei giocatori nati per essere Capitano e lo sei stato ovunque, inclusa Gloucester dove hai vissuto un’esperienza internazionale molto importante: come hai vissuto il fatto di tornare lì quest’anno da allenatore avversario?
Fa sempre piacere ritornare dove ci si è trovati bene e, anche se sono passati tanti anni e quindi molte cose e persone sono cambiate, è stato bello sentire di nuovo l’affetto dei tifosi a cui avevo regalato delle emozioni quando ero in campo e spero di ritornarci di nuovo e, questa volta, di vincere!
Quale squadra ti ha più impressionato tra quelle incontrate durante questa lunga stagione e perché?
Probabilmente i Lions perché, pur essendo rimasti fuori dai playoff, settimana dopo settimana hanno dimostrato di poter mettere in difficoltà chiunque con concretezza e imprevedibilità: ragionando da spettatore sono loro quelli che mi hanno divertito e colpito di più. Quando li abbiamo affrontati, noi siamo stati bravi ad impedirgli di mettere in atto questo loro stile di gioco.
Ho letto un commento che diceva che l’URC, anche grazie all’ingresso delle squadre sudafricane, si pone ora come livello subito dietro al Top14 francese: sei d’accordo?
Sì, sono assolutamente d’accordo: con l’ingresso delle squadre sudafricane l’URC ha fatto un salto di qualità incredibile e ha acquisito una varietà di stili di gioco, una competitività e un livello individuale dei giocatori davvero straordinari. Quest’anno il campionato è stato appassionante e apertissimo fino all’ultimo, ci sono stati tanti risultati per niente scontati e questo ha anche reso più complicato il nostro percorso: ad esempio, quando eravamo secondi in classifica squadre come Lions e Edimburgo hanno battuto Stormers e Bulls che sulla carta dovevano essere ben lontane e credo che questo testimoni ancora una volta sia il valore del torneo che quello di quanto siamo riusciti a fare per raggiungere il settimo posto.
I risultati di Treviso in URC e in Coppa hanno messo la ciliegina sulla torta al bellissimo 6 Nazioni della Nazionale e anche nei commenti di appassionati e addetti ai lavori stranieri si dice che “finalmente ora c’è anche l’Italia!”: è molto bello leggerlo, fa piacere, ma ora arriva una parte forse ancora più difficile, cioè confermarlo.
Più che confermarsi credo si tratti di continuare ad evolvere: questa per me è la chiave di ogni squadra e di ogni persona, continuare a sfidarsi e migliorare. Non è facile ma siamo in questa dinamica da tre stagioni ormai e ho già in mente delle strategie per continuare a far progredire il nostro gruppo e continuare a far maturare nei giocatori e nello staff la consapevolezza delle dinamiche che sono necessarie per continuare a performare al più alto livello: non sarà semplice perché ci sono sempre tante sfide nella sfida e gli impegni della Nazionale, inevitabilmente, ci imporrano di gestire e far riposare i giocatori quando necessario e richiesto. Non sarà una stagione semplice quindi, non sarà una stagione sull’onda lunga di quella appena finita e dobbiamo assicurarci fin dal primo giorno che il gruppo e la nostra mentalità evolvano e ci consentano di continuare a migliorarci e fare qualcosa in più: questa è la cosa fondamentale e vale sia per noi che per la Nazionale.
Si parla sempre più di regolamento, delle varie modifiche, di letture e interpretazioni spesso non facili da parte degli arbitri e di difficoltà per i giocatori: tu quale regola cambieresti subito se potessi?
Sappiamo già che ci saranno modifiche importanti, soprattutto quella che riguarda il fuorigioco sui propri calci provenienti da dietro che andrà ad influenzare il modo in cui le squadre gestiranno queste fasi. Dall’altro lato ci sono due aspetti che secondo me andrebbero assolutamente sistemati: il primo è il non poter intervenire sul numero 9 avversario se fai parte della maul o della ruck perché ora molti giocatori operano al limite del regolamento e inquinano l’uscita del pallone rallentando il gioco; l’altra regola che mi piacerebbe vedere sarebbe che il placcatore non potesse fare un secondo intervento nella ruck ma dovesse semplicemente rotolare via perché questo consentirebbe alla squadra in attacco di avere palloni di qualità e a chi difende di poter mettere le mani sul pallone esposto per poterlo recuperare, mentre ora ci sono tantissime situazioni in una zona grigia lasciata troppo all’interpretazione dell’arbitro e dunque risulta difficile trovare una direzione che sia univoca per tutti. Quello che io chiedo sempre agli arbitri quando facciamo gli incontri con loro è che le modifiche al regolamento vadano nella direzione di dare maggiore consistenza alla direzione di gara facilitando le cose all’arbitro e rendendo più semplice ai giocatori capire come comportarsi, e dico questo da una posizione privilegiata perché quest’anno noi siamo stati la squadra più disciplinata dell’URC.
Sei padovano e sei nato e cresciuto rugbisticamente nel Petrarca, fresco vincitore dello scudetto numero 15: continui a seguire il campionato italiano, magari anche tenendo d’occhio qualche ragazzo potenzialmente interessante?
Certamente! Quando posso seguo il campionato è soprattutto il Petrarca ma anche Mogliano, dove ci sono dei nostri giovani che teniamo costantemente d’occhio. Credo che quest’anno si sia visto un bel rugby e che anche le semifinali e la finale, tradizionalmente una partita molto chiusa, siano state piacevoli per il pubblico. Sono ovviamente felicissimo per il Petrarca e per Andrea Marcato, un ottimo allenatore e un amico, che ha saputo guidare la squadra e mantenerla concentrata anche nei momenti difficili, portando così a casa uno scudetto che pochi a metà stagione si aspettavano.