Nell’iniziare questa nuova rubrica dedicata al mondo e, soprattutto, alle voci del rugby femminile siamo andati a conoscere meglio l’allenatore delle 15 Wilds All Bluff Rugby Mutina, Francesco Messori Roncaglia.
Per prima cosa, ho voluto capire chi era questo allenatore dedicato solo al Rugby Femminile. Visto che la carriera è estremamente lunga e dettagliata provo a riassumervela in questo modo: giocatore per oltre 22 anni tra Modena, Formigine e Pieve di Cento, ha iniziato ad allenare nel mondo del rugby femminile, fin da subito, e non ha più smesso. Passato per quasi tutte le realtà dell’Emilia Romagna, oggi ha trovato casa nel suo progetto modenese, in serie A.

Come sta andando questa avventura in serie A?
Questa prima avventura in serie A sta andando oltre ogni mia aspettativa. Grazia alla franchigia che abbiamo posto in essere tra noi, Formigine, Pieve di Cento, Castel San Pietro e Cinghiale Bologna, abbiamo messo assieme ben 58 giocatrici ed al momento su 3 partite giocate, sono riuscito a farne debuttare 33 e già dalla prossima domenica altre 5/8 troveranno spazio. Questo è uno dei nostri primari obiettivi: dare a tutte le nostre ragazze l’opportunità di giocare in serie A, in sicurezza. Io sto notando una buona crescita, ma soprattutto vedo una squadra compatta e unita, nonostante le ragazze arrivino da diverse società. Per un futuro imminente aspetto la prima vittoria e mi auguro si possa finire il campionato con un buon piazzamento; mi auguro non distante dal Riviera del Brenta che penso giungerà primo. Dopo 12 anni di femminile a 7 questa esperienza nel XV è per me un traguardo e queste ragazze mi stanno regalando tante emozioni e soddisfazioni.
Ovviamente un plauso agli altri coach della Franchigia , Lanzoni – Rosso – Muci – Marco, he mi aiutano costantemente nel lavoro sul campo.
Un ringraziamento particolare, in ogni caso, va a Rebecca che mi sorregge dall’alto nei momenti più confusi e mi ha dato la voglia di far nascere questa realtà Modenese il nome e il numero sono in suo onore: 15 Wilds – lei era la selvaggia della squadra.

Come vedi questo movimento femminile?
Io credo che questo movimento femminile abbia bisogno di maggiori spazi dentro le società. Personalmente ho provato per anni a chiedere all’interno delle società rugbistiche in cui ho lavorato di far partire un settore femminile, poi alla fine ho scelto di crearlo in maniera indipendente. Tu potrai dire fantastico e sono d’accordo, ma se le realtà ovali prendessero consapevolezza del rugby femminile o se fosse obbligatorio lavorare con il femminile, a livello federale, magari partendo dall’avere un settore femminile U16 per giocare in serie B, il boom del rugby in rosa sarebbe molto più grande. Voglio dire devono essere sensibilizzate le società ad avere delle obbligatorietà femminili così da dare un futuro a tutte le Under 12 che queste società si tengono fino al salto di categoria per poi perderle, non avendo nulla da offrire . Poi però bisognerebbe cambiare il modulo dei campuonati femminili .
Io ripristinerei la Coppa Italia su metà campo per le U14, non XRugby, anzi incentiverei il gioco al piede e la conquista territoriale, obbligandole al drop anche sulle trasformazioni. Mentre le U16 e le U18 dovrebbero giocare a seven o ancora meglio a X, a tutto campo. In questo modo si incentiverebbe la crescita generale e il salto a XV non sarebbe poi così sentito.
Per chiarezza, io non sono un grosso estimatore del XRugby. Lo ritengo un bel gioco alternativo al rugby al pari del touch, del beach, dello snow rugby quindi lo si dovrebbe lasciare come scelta nelle seniores, ma non come campionato delle categorie U14, U16, U18.

Cosa ci vuole al rugby femminile italiano, per fare il definitivo salto di qualità?
Non credo ci siano cure speciali per far crescere uno sport. Basta non circoscriverlo. Io mi chiedo, tornando a quanto detto prima, se ci si è mai realmente chiesto se fosse applicato XRugby alle under 14, 16, 18 maschili i numeri sarebbero aumentati o diminuiti?
Cosa avrebbero fatto le società?
Ecco, allora perché non introdurre regole ad hoc per il femminile?
Perché c’è poca affluenza? Io credo che se una ragazza vede una partita di rugby, poi va in un club che fa XRugby potrebbe rimanere quanto meno dubbiosa.
Pensiamo al calcio: se si obbligassero le squadre a non poter colpire di testa e a non poter tirare in porta, se non da dentro l’area o giocare solo sum metà campo, ci sarebbero più squadre? Ma così facendo crescerebbe il movimento? Io non credo, così come non crescerebbe il movimento! All’estero, nei paesi anglosassoni e non solo giocano a seven o a X, a tutto campo già dall’under 16! Trattiamo quindi il femminile al pari del maschile come campionati e se non ci saranno i numeri si giocherà a seven a tutto campo, con tutte le regole del Rugby. Tanto poi in selezione regionale le nostre under 16 e 18 giocano a XV, non a XRugby!

Italia Femminile: soddisfatto di questi test match autunnali?
Io stimo infinitamente l’amico Andrea Di Giandomenico, ma per come lo conosco non credo sia molto soddisfatto dei test ed altrettanto lo sono io.
Non guardo il risultato non è quello che conta in un ottica di crescita, ma guardo al gioco.
Col Giappone credo che l’Italia abbia lasciato troppo il gioco in mano alle avversarie. Non sono riuscite ad imporre il proprio gioco, ma le ragazze si sono adattate a quello giapponese.
Le giapponesi non hanno dimostrato un gran manualità, anche se messe sotto pressione.
Abbiamo difeso male, in sostanza. Le volte in cui siamo state in grado di imporre il gioco e il ritmo di gara le giapponesi hanno subito senza se e senza ma, ma noi abbiamo peccato di costanza e regolarità. Con l’Inghilterra tutt’altra partita, credo che i primi 20 minuti l’Italia abbia giocato alla pari. Io da allenatore sarei più soddisfatto della partita largamente persa con l’Inghilterra, rispetto a quella giocata e pareggiata contro il Giappone. In questo gruppo ho visto esordienti giocare senza troppe remore e con tanta determinazione. Credo che Di Giandomenico da qui al Sei Nazioni riuscirà a costruire l’ennesimo gruppo di rande spessore.