Di Umberto Piccinini
Gaia Dosi è una ventenne parmigiana che ha scelto di giocare a rugby. O è forse il rugby ad averla chiamata, come spesso succede in questo bizzarro sport dalla palla che saltella in modo elicoidale. Quale sia il responso di sicuro è che Gaia lo fa anche bene. Si “diletta” nelle Furie Rosse di Colorno, dove ha principiato a quattordici anni, una delle più forti compagini delle Serie A Elite, ma “sgamba” anche allo stadio Lanfranchi di Moletolo nella neonata franchigia delle Zebre Parma. Sì, insomma, tutto non troppo distante dal cortile di casa, o comunque nei suoi paraggi.
Gaia, di nome e di fatto, in attesa della maglia della nazionale maggiore, cosa che si presuppone arrivi presto, ha voluto testare come le “cade” l’azzurro sul suo biondo sfumato vestendo, intanto, qualche maglia azzurra “giovanile”.
Verifica che avrebbe ripetuto, con la Under 20, fra qualche giorno nelle Summer Series 2024, la kermesse mondiale che si svolgerà a Parma dal 4 al 14 luglio.
Sarebbe dovuta essere della “partita”, il condizionale è d’obbligo, se un infortunio, dell’ultima ora, non l’avesse esclusa privando il Ct Saccà di un elemento fondamentale.
Peccato veramente, innanzitutto per l’economia della squadra e poi volete mettere giocare con la nazionale nella sua Parma?
Innanzitutto dimmi di quale entità è l’infortunio che ti “vieta” le Summer Series 2024
Frattura del quinto metatarso del piede destro che mi farà stare fuori per circa un mesetto. La visita di controllo è fissata al 22 luglio, poi fisioterapia, ma c’è ottimismo.
Rimanendo sul torneo internazionale, qual è il sentimento nel gruppo?
Sicuramente la raccomandazione dello staff tecnico sarà quella di giocare da squadra, e abbiamo tutte le qualità per farlo, di divertirci, e non sarà altrimenti, e poi sta a noi metterci del nostro. Perciò c’è un clima di serena fiducia.
Irlanda, Scozia e Galles sono le rivali del girone, qual è la più rognosetta?
Irlanda e Scozia le abbiamo già battute la scorsa estate nel Tri Nations. Contro il Galles abbiamo perso come Under18 a Edimburgo ma non abbiamo mai giocato da Under20. Quindi, per esclusione, teoricamente, le gallesi, che sono anche più fisiche, potrebbero crearci qualche grattacapo. Solo teoricamente, visto che non conosco quali atlete ci saranno e quale formazione schiereranno.
Coniugando al femminile si dice avvocata, ingegnera, quindi tu sei una “pilona”? O ti senti un pilone?
Io sono un pilone destro e non voglio, assolutamente, essere indicata come pilona.
Ma perché proprio il rugby?
Perché, nonostante avessi praticato mille sport, non ho mai trovato una attività dove potermi esprimere al meglio. Con il rugby, invece, un amore a prima vista ed è bastato il primo allenamento di prova a Colorno perché dicessi ai miei genitori di aver trovato quello che cercavo. Perché ha una fantastica fisicità, perché è uno sport di completa inclusione e ti senti all’interno di una squadra nel vero senso del termine. Perché nell’ambiente del rugby vige il massimo rispetto fra tutti, cosa tutt’altro che comune in tantissime altre attività sportive, e non solo, magari per la tua forma fisica.
Se ti dico bullismo …
Ti dico che in passato ne ho sofferto per parecchi anni, sia nelle scuole, sia negli sport praticati, o banalmente quando uscivo, dove non mancava, quantomeno, la battuta sulla mia fisicità, visto che anche da bambina sono sempre stata molto più alta e aitante della media. Tutto si complicava anche a fronte di un mio carattere molto timido, quasi acconsenziente perché l’unica reazione era quella di andare a casa e stare molto male. Mi hai chiesto perché il rugby? Perché mi ha aiutato tantissimo a volermi bene, a formare il carattere e crescere come persona. Perché mi sono sentita apprezzata e utile per quella che sono aldilà di stupidi stereotipi. Adesso, mai qualcuno volesse giudicarmi per la mia fisicità, non ho difficoltà mandarlo a f*** (non ha detto farsi friggere ndr) facendomi una risata.
A cosa non rinunceresti mai?
Io sono molto legata alla mia famiglia, alle mie nonne, e non riuscirei a non vedere per tanto tempo neanche per un contratto all’estero, splendida esperienza e obbiettivo di molti rugbisti italiani. Starei troppo male. Così è per ora poi si vedrà. Innanzitutto il mio obbiettivo è arrivare alla maglia della Nazionale Maggiore e giocare per il mio Paese.
Ma mischie a parte hai un “piatto” da “master chef”?
A dire il vero non è che sia proprio, diciamo, particolarmente specializzata, però, le trote salmonate al forno con le patate potrebbero farmi fare bella figura.
Spiegami perché solo nel rugby, di qualsiasi nazionalità, soprattutto quello maschile, all’inno inizio match, vediamo fiumi di lacrime
Non ho idea ma vorrei smentire sia una prerogativa maschile perché anche a noi capita spesso. Si provano tante emozioni, impossibili da descrivere, tanto sono seducenti e profonde. Dipende molto contro chi dobbiamo batterci, dall’impatto del discorso del capitano nello spogliatoio, da quanto è “forte” l’entrata in campo. Poi, forse è vero, noi, rispetto ai maschi, siamo di lacrima meno facile, più concentrate sul match e lasciamo meno spazio all’essere sentimentali.
La scuola?
Sono diplomata in ragioneria con indirizzo linguistico esattamente Relazioni Internazionali per il Marketing. Sono iscritta all’università ma è un discorso fermo che magari riprenderò in futuro.
Siamo al libro, il film e il pezzo musicale
La Saga di Twilight, come libro, Shatter Island, come film, e per la musica, il genere rap, in qualsiasi lingua, in particolare Dark Horse di Katy Perry.
Ferie 2024
Niente di programmato tutto improvvisato. Probabilmente qualche week end, sicuramente al mare, con il mio ragazzo, poi, magari, per fare contento lui, una volta si può andare anche in montagna (e rider).
Fammi il nome della tua compagna di gioco caratterialmente più affine
Anna Carnevali, perché è una ragazza molto solare, molto educata, aspetto non da poco, e, al contrario di me, molto tranquilla. Io non ho mai avuto molte amiche perché non nutro molta fiducia nelle donne come amiche ma con Anna è molto piacevole parlare, ci sappiamo ascoltare e consigliare. E’ proprio un’amica. Questo non vuol dire che in squadra non vada d’accordo con tutte le altre.
Zebre Parma, la tua esperienza e la valenza di due franchigie nel rugby femminile italiano
In particolare l’esperienza alle Zebre Parma non posso che definirla piacevole, appagante e altamente professionale.
Il progetto delle due franchigie ritengo sia sicuramente da confermare. L’importanza è incommensurabile per la crescita tecnica, per la visibilità e lo sviluppo, quindi farlo conoscere, del movimento. Le donne che giocano a rugby lo fanno per l’amore che nutrono per questo sport e non certamente per soldi. Darci nuovi input e opportunità è indispensabile. Lavorare e allenarsi in questo rugby, non professionistico ma che chiede elevate performance, non è per niente facile dovendo fare incastrare “tutto” e rincasando a orari tardi. Noi donne, come sempre, ci facciamo veramente il c***. Io lavoro presso l’azienda dei miei genitori ma questo non mi agevola facendo, comunque, otto o nove ore tutti i giorni per poi andare in palestra o al campo ad allenarmi. Credo che si debba arrivare a un professionismo pieno come nel maschile. Sì, prima o poi dovremo arrivarci.
CREDITI FOTOGRAFICI: Furie Rosse Colorno (che ringraziamo).