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Umberto Piccinini conversa con Simone Gesi
Simone Gesi, ventitré anni, livornese, segno zodiacale gemelli, per chi crede nell’oroscopo, mentre segni rugbistici particolari, e qui dobbiamo crederci avendo la comprova, talentuoso metaman.
Non un colosso ma dal fisico energico, intelligente e “sfrontato” quanto basta per essere campione per difensori battuti, line break e, appunto, mete segnate.
Se i “puristi dell’ovale” mi permettono un paragone con il calcio “passato”, di sicuro la mia età me lo consente, sarebbe un innesto, ben riuscito, fra il carioca Manoel Francisco dos Santos, meglio noto come Garrincha, per la sua inafferrabilità, e il teutonico Gerhard Müller, detto Gerd, per il naturale senso della posizione e innato fiuto nel realizzare.
Con le Zebre Parma, nelle quali milita dal 2021 ed è sottocontratto fino al giugno 2026, ha giocato 38 partite, realizzato 24 mete, un totale di 123 punti e con 2 soli gialli. Fatti non parole.
Rugby Livorno 1931, Colorno e Zebre Parma, in URC, le maglie indossate.
L’azzurro lo veste da “sempre”, Italia U17, Italia U18, Italia U20, Italia Emergenti, Italia A, Italia XV e finalmente, il 18 marzo 2023, il cap in nazionale Maggiore al Murrayfield di Edimburgo, contro la Scozia nel Sei Nazioni.
Ti trovi più a tuo agio nell’essere chiamato Silva o Anguilla?
(Ride) … Dai miei ex compagni, quelli coetanei, sono chiamato “Silva”. Tutto nasce a Livorno dove uno dei miei primi allenatori conosceva mio nonno Silvano e mi chiamava Silvanino che poi hanno trasformato in Silva. Anguilla è invece nato a Colorno perché dicevano fossi imprendibile.
Hai ricoperto diversi ruoli, come l’estremo o il centro, ma giocare all’ala ti sta un po’ stretto?
Inizialmente sì, adesso no. Non mi vedevo proprio in quel ruolo ed è stato quasi traumatico. Toccavo pochi palloni ed ero poco nel gioco ma avendo capito certi automatismi, come muovermi, come fare certe cose in determinanti momenti, è migliorato tutto e ora è diventato veramente divertente.
Ma se si dice cacciucco si deve pensare a Livorno o a Viareggio?
Il vero cacciucco è, senza dubbio, livornese ed è veramente buono.
Fammi una tua fotografia dei livornesi
Sicuramente è una “popolazione” dinamica, attiva, sempre in movimento, e ama molto fare sport in generale, tanto da risultare la città italiana con più praticanti, e con diverse eccellenze nello sport agonistico. I livornesi sono impulsivi, hanno una satira particolare e vivrebbero sempre al mare.
A te quanto manca il profumo della salsedine?
Mi manca, mi manca, soprattutto quando è un pochino che non torno a casa. Da buon livornese il mare mi da proprio un senso di rilassamento
Rimanendo al mare, quale fra queste espressioni faresti tua: Parma è una bella città, Parma è una bella città lontana dal mare; Parma è una bella città peccato sia troppo lontana dal mare
Ti dico, Parma è una bella città e, tutto sommato, non è molto lontana dal mare
Un libro, un film e musica
Per quel che riguarda libro e film, non ho dei titoli precisi e le mie preferenze abbracciano il fantascientifico o lo spionaggio riguardo alla musica apprezzo il genere pop.
Tutti hanno degli obbiettivi, tu in percentuale quanti ne hai raggiunti e quali mancano ancora?
Sicuramente, lo scorso anno, con l’esordio in nazionale ho raggiunto uno degli obbiettivi maggiori. Poi c’è l’obbiettivo con le Zebre ed è quello di essere sempre utile alla squadra. Obbiettivi da raggiungere? Innanzitutto quello di migliorare, come nel gioco al piede o nel placcaggio. Essere stato convocato per l’intero ultimo Sei Nazioni è già una bella soddisfazione ma non mi accontento e m’impegnerò per essere convocato ancora in nazionale e giocare.
Per te cos’è la maglia Azzurra
Grande orgoglio per quello che rappresenti indossandola. Orgoglioso per il Paese, orgoglioso per la tua famiglia, orgoglioso per chi ti ha dato la possibilità di raggiungere un traguardo così importante, orgoglio personale per quanto sei riuscito a realizzare.
No Rugby ma dovrebbe chiamarsi Livorno, o Leghorn, giacché alcuni avanzano la “paternità” alla tua città datandola 1766.
A me piace sostenere questa teoria, non solo per motivi di campanile, ma dal momento che le basi storiche mi sembrano essere assolutamente realistiche visto la costante presenza inglese nel porto di Livorno in quel periodo e il calcio fiorentino giocato nella città sebbene poi rivisto nelle regole.
Se non il rugby quale altro sport ti sarebbe piaciuto praticare?
Il tennis. Da bambino ho giocato, contemporaneamente, sia a rugby, sia a tennis. Quindi la scelta è andata verso la palla ovale rispetto la racchetta. Ancora oggi lo seguo con grande passione e sinceramente lo vorrei anche giocare ma gli allenamenti non me lo permettono.
La Parma calcistica sta festeggiando la promozione in seria A, a quando festeggiare con le Zebre?
Siamo una squadra, soprattutto, molto giovane, dove militano diversi talenti provenienti dalla Under 20, che tutti gli anni lotta per dimostrare che c’è e ci meritiamo di far parte del torneo in cui giochiamo al pari delle altre partecipanti. La giovane età della squadra è sicuramente un pregio ma, a volte, non ci aiuta a mantenere lo stesso alto livello di qualità fra un match e quello successivo o, addirittura, negli stessi ottanta minuti di una partita. E’ chiaro come sia una questione più mentale che non di tecnica.
Abbiamo una nazionale di fratelli, nel senso parentale del termine, tu quali consigli dai a tuo fratello Alessandro ora in U20?
Quando ci troviamo con Alessandro parliamo di tutto, poi, per quanto riguarda il rugby, provo a trasmettergli le mie conoscenze tecniche, ma non solo, cerco di correggere alcuni gesti che non sono nelle sue corde come la presa al volo.
Il fiuto della meta è solo istinto o si può coltivare?
Fare meta è tanto istinto ma anche tanta volontà. Essere nel posto giusto al momento giusto e voler andare avanti portando la palla oltre la riga bianca. Quindi, o ce l’hai altrimenti è difficile da allenare. Almeno per quanto mi riguarda. Io so che quando ho la possibilità di prendere palla è facile vada in meta. Poi lo affini con l’esperienza e più sei capace di muoverti in campo più è possibile tu sia lì quando devi esserci e sappia fare quel che serve.
Il giocatore che hai sempre ammirato?
Da sempre Dan Carter. Carter era completo, qualsiasi cosa facesse in campo la faceva bene, passaggio, calcio, placcaggio, visione di gioco.
La nazionale attualmente più forte?
Il Sudafrica. Il livello del rugby sudafricano è altissimo. Prendo ad esempio Cheslin Kolbe un giocatore fenomenale. A Tolosa ha dimostrato di non avere limiti in qualsiasi ruolo lo facessero giocare.
C’è chi dice: “Stare al Mondo è un casino con il rugby va un po’ meglio” (nel suo profilo Whatsapp)
Fra vita è rugby ci sono parecchie similitudini. Non sempre le cose girano come vorresti ma il rugby te la rende più divertente.