Di Sabrina Parodi
Argomento ad alto contenuto tecnico, a modo suo, ma non si può sorvolare sulle mutande considerato il grande sfoggio che i rugbyman ne fanno durate le partite. Sfoggio non certo dettato da velleità bensì dovuto a cause di forza maggiore poiché durante i placcaggi, ahimè, il pantaloncino cala… e a volte non solo quello. Ma non c’è altro da guardare durate una partita? Avete ragione, cose su cui concentrarsi ce n’è a palate, ma quando gli oggetti delle nostre attenzioni si trovano spesso con i posteriori per aria, credetemi, non se ne può fare a meno.
Considerando il vasto panorama rugbistico internazionale sono rimasta perplessa nel constatare che nell’emisfero sud sono ampiamente diffuse le mutande a righe bianche verticali su fondo mero e mi chiedo se sia un uso dettato dalla moda – lo slip gessato fa chic – o un’abitudine legata a qualche oscuro fattore culturale. Nel nostro emisfero la mutanda rugbistica è notevolmente più varia sia per foggia che per colore; degna di segnalazione è quella di Dimitri Szarzewski: molto chic e rigorosamente pandan con la divisa dello Stade Français. Insomma, fedeli alla squadra anche dove non batte il sole. Sono pronta a scommettere che cambiando club ha cambiato anche la fantasia dei boxer.
Ma se vogliamo trovare il vero bijoux , la perla fra le perle, dobbiamo approdare a lidi a me ed a noi vicini e puntare lo sguardo sugli Squali della Pro Recco Rugby – gli “Sharks de noartri” – attualmente in vetta alla classifica della serie A con ampi meriti. Qui l’occhio cade inevitabilmente su una ricorrente mutanda che fa spesso capolino mostrandosi in tutta la sua gloria a discapito o merito del possessore.
In questo caso specifico la mutanda è sempre, inevitabilmente, rigorosamente rossa, vuoi per un fattore scaramantico, vuoi per scelta cromatica o forse per oscure regole di protocollo. Fatto sta che la mutanda spicca e l’occhio scivola… distogliendo la mente dal gioco.
Gli effetti conseguenti l’apparizione della mutanda rossa (con relativo sfoggio della parte anatomica sottostante) sono diversi a seconda dei casi: può scaturire una sonora risata o può far letteralmente sbavare, dipende dai gusti e dalla propensione d’animo del momento.
Guardare per credere: la sagra della mutanda sul campo del Carlo Androne a Recco ha del sexy tanto che si potrebbe tranquillamente pubblicare un album fotografico intitolato “Uno Squalo in 50 foto sequenze di rosso”. In perfetta sintonia con la tendenza del momento, non trovate?
Quando sostengo che il rugby ha un suo lato comico, non scherzo; in questa immagine più che in un’azione di gioco i compagni di squadra sembrano impegnati ad accertarsi che il collega indossi la mutanda scarlatta d’ordinanza!
Concludendo: il vincitore del premio Mutanda Selvaggia è made in Italy e va senza ombra di dubbio al giocatore della squadra ligure con tutta la nostra simpatia ed approvazione, conquistando così il primo posto nel ranking mondiale della mutanda ovale.
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