Ultra Sport – pp. 224 – Euro 18,50

Negli anni Novanta, quando a rugby si giocava solo per passione, l’Italia ha vissuto un paradosso sportivo: i più grandi al mondo venivano a farlo proprio qui da noi. Certo, lo facevano tra una stagione e l’altra del rugby australe, in cui i campionati si disputavano a tempi invertiti rispetto all’Europa, ma lo facevano. 

Così Rovigo ha conosciuto l’epopea dei sudafricani, capitanati da Naas Botha, forse il più intelligente mediano di apertura mai visto in un campo di rugby. 

A Roma hanno accolto Wayne Shelford, il leggendario numero otto degli All Blacks campioni del mondo nel 1987, quello della battaglia di Nantes e del testicolo lasciato sul campo. 

A San Donà hanno inseguito, corteggiato e amato Joel Stransky, il dieci che ha fatto piangere di gioia Nelson Mandela quando l’apartheid non c’era più e in Sudafrica bianchi e neri potevano sedersi vicini anche allo stadio. 

A Colleferro, con la squadra che lottava nel sottobosco della Serie B, hanno conosciuto Jeff Miller, due volte campione del mondo con l’Australia, da giocatore e da allenatore. 

A Milano per un po’ ha respirato rugby anche Silvio Berlusconi, e i rossoneri hanno fatto incetta di scudetti con “The Genius” Mark Ella e David Campese, che diedero il loro solidissimo contributo per consolidare le basi di una squadra che condurrà l’Italia al Sei Nazioni. 

Casale, diventato negli anni l’ambasciata neozelandese, ha accolto un giovane Wayne Smith, al principio di una carriera di allenatore che diventerà leggendaria. Conosciuto come The Professor, Smith, unico allenatore della storia a vincere un campionato del Mondo di rugby sia con la squadra maschile che femminile è tutt’oggi considerato come uno dei migliori allenatori che il rugby abbia mai conosciuto. 

Anche L’Aquila, Viadana, Catania, Calvisano hanno accolto negli anni campioni straordinari, da Botica a Umaga, da Beedt ad Andrew Mehrtens che si divertiva a giocare a briscola con gli anziani del paese. 

Per la prima volta vengono raccontate tutte insieme le storie degli straordinari campioni che in quel decennio irripetibile hanno colorato il rugby italiano con tinte mai viste prima a queste latitudini.

ANDREA NALIO

È innanzitutto un rugbista, anche se a rugby non gioca più. Nato a Rovigo, è passato dal campo alla tribuna, dall’ovale alla penna, e per oltre dieci anni ha scritto per «Il Resto del Carlino» di Rovigo e per il blog Rugbymercato.it.

Ne ha parlato anche in radio quando, per l’emittente Radio Kolbe, ha ideato la trasmissione Linea di Meta.

Appassionato di comunicazione, ha gestito per due anni anche l’ufficio stampa dell’associazione culturale Renzo Barbujani. Con la compagna Milena, ha vissuto in Messico, e ha scritto un reportage sulla dignità dei riciclatori informali della discarica di Oaxaca.  

È tornato in campo nel 2015, dall’altra parte, iniziando a educare al rugby in Italia e poi a Londra, per Harlequins, Richmond, East London e Southwark Tigers. Per l’associazione di Lawrence Dallaglio ha lavorato con adolescenti esclusi dalla scuola, cercando di trasmettere loro la sua sconfinata passione.