Di Andrea Pelliccia
Il tour della Nuova Zelanda in Europa nel 1905 rappresenta, senza dubbio, uno degli eventi più epici della storia del rugby. Fu il tour che fece nascere il mito degli All Blacks, capaci di annientare tutti gli avversari che affrontarono. Tutti tranne uno: il Galles.
Quello che forse non tutti sanno è che l’evento trovò risalto anche nella stampa italiana: fatto quantomeno curioso se consideriamo che la prima partita ufficiale di rugby nel nostro paese si disputò solo cinque anni dopo.
Andiamo con ordine.
Al termine di un viaggio in nave durato quaranta giorni, i neozelandesi (che non erano ancora All Blacks ma The Originals) sbarcarono a Plymouth, nel sud dell’Inghilterra. Era l’8 settembre del 1905. Otto giorni dopo, l’esordio contro la selezione della Contea di Devon; questa poteva vantare alcuni dei giocatori inglesi più forti dell’epoca. La curiosità di vedere all’opera quei rugbisti venuti da così lontano e vestiti tutti di nero lasciò lo spazio all’incredulità. Il risultato finale fu di 55 a 4. Per i neozelandesi. Esito così incredibile che qualche giornale dell’epoca equivocò e riportò il risultato esatto ma a favore di Devon…
Ci si dovette abituare a punteggi così eclatanti: nelle cinque partite seguenti gli All Blacks totalizzarono 182 punti senza subirne nessuno!
Vittorie così nette erano dovute a un modo completamente nuovo di interpretare il rugby: il pallone sempre in movimento, un gioco dinamico, basato soprattutto sui trequarti. Al punto che, secondo alcuni, il termine All Blacks deriva da un’errata trascrizione di All Backs (tutti trequarti), definizione data da chi li aveva visti all’opera.
E così, nello stesso anno in cui Albert Einstein rivoluzionava la fisica divulgando la teoria della relatività ristretta, un manipolo di uomini vestiti di nero venuti dalla lontana Nuova Zelanda percorreva in lungo e in largo la patria di Isaac Newton e di William Webb Ellis rivoluzionando il gioco del rugby.
Ancora tredici partite nella terra dei “maestri” inglesi (tutte vinte nettamente con scarti variabili tra gli 11 e i 63 punti) poi in Scozia per il primo test-match. La partita contro la Scozia, giocata il 18 novembre, fu molto combattuta: 7 a 6 per gli Scozzesi fino a dieci minuti dalla fine, ribaltato nelle battute conclusive in 12 a 7 per gli All Blacks.
Una settimana dopo fu la volta dell’Irlanda, che venne sconfitta per 15 a 0 a Lansdowne Road.
Il 2 dicembre di nuovo in Inghilterra, stavolta per il test match contro la nazionale della rosa rossa dei Lancaster. Partita giocata allo stadio Crystal Palace davanti a un pubblico ufficialmente di 50.000 persone, ufficiosamente forse il doppio. Identico trattamento riservato all’Irlanda: 15 a 0 con quattro mete (all’epoca valevano tre punti) dell’ala Duncan McGregor.
Altri tre incontri contro rappresentative inglesi (92 punti fatti, nessuno subito) prima di affrontare l’ultimo test match in terra anglosassone.
Cardiff, Arms Park, 16 dicembre 1905. Quasi 50.000 spettatori a cantare a squarciagola Land of Our Fathers in risposta alla Haka neozelandese. Partita intensissima con i gallesi impegnati più a soffocare il gioco neozelandese che a costruire il proprio. All Blacks innervositi dall’atteggiamento ostruzionistico dei gallesi (soprattutto in mischia ordinata) e dall’arbitraggio ostile dello scozzese Dallas, poco tollerante nei confronti del gioco innovativo dei neozelandesi.
Così il primo tempo si concluse con i Dragoni in vantaggio per 3 a 0 grazie a una meta di Teddy Morgan. Nel secondo tempo attacchi ripetuti dei neozelandesi nel tentativo di ribaltare il risultato.
L’episodio più discusso e controverso. L’estremo Wallace è a pochi metri dalla linea di meta, l’arbitro Dallas arranca qualche metro più dietro cercando di essere vicino al vivo dell’azione. Wallace sta per essere placcato. Palla al centro Bob Deans. Tuffo. Meta.
O forse no. Secondo Dallas, Deans non ha varcato la linea di meta, secondo Deans e gli altri All Blacks sì, ma Deans è stato trascinato poi dietro da un paio di giocatori gallesi.
Il risultato resta 3 a 0 fino alla fine. Prima e unica sconfitta per i neozelandesi in tutto il tour.
Deans spedì al Daily Mail un telegramma in cui scrisse: “Grounded ball six inches over line. Some of Welsh players admit try. Hunter and Glasgow can confirm. Was pulled back by Welshmen before referee arrived.”
Gli All Blacks in tour in Europa erano già entrati nel mito. La sconfitta degli invincibili contro il Galles fece ben presto il giro del mondo. Passando anche per l’Italia.
A occuparsene “La Stampa Sportiva”, la più importante rivista di sport dell’epoca, con un articolo pubblicato nel numero del 24 dicembre, ovvero solo otto giorni dopo l’epica partita di Cardiff. Il fatto che l’eco di quegli avvenimenti arrivasse anche in Italia fa comprendere come le imprese degli All Blacks avessero assunto un’importanza che andava ben oltre il semplice valore sportivo. In un Paese che da pochi anni aveva cominciato ad apprezzare il calcio (il primo campionato era stato disputato solo sette anni prima, sebbene limitato a solo quattro squadre, tre delle quali di Torino), infatti, il pallone ovale era ancora un oggetto pressoché sconosciuto: il primo incontro ufficiale si sarebbe giocato nel 1910.
Così, in un numero dedicato principalmente all’VIII Salone Automobilistico di Parigi, si trovano ben due pagine dedicate al recente Galles – Nuova Zelanda, introdotte dal titolo significativo “L’importanza d’un avvenimento sportivo”.
Trascrivo le parti più rilevanti dell’articolo.
Il Ministero inglese era in crisi, si stava per decidere le sorti dei due grandi partiti e con esse quello della politica generale e dell’avvenire dell’intera nazione, eppure l’opinione pubblica aveva trovato un avvenimento d’importanza ancora maggiore, al quale i suoi maggiori organi, i grandi e serii giornali inglesi, dedicavano articoli e colonne, quasi a preferenza della cronaca sul mutamento del Gabinetto. Che posa poteva in quella civilissima Inghilterra, la cui educazione politica è citata a modello nelle altre legislazioni, meritare tanta attenzione e così grande importanza? Semplicemente che una gara di foot-ball, niente altro che gli incontri fortunati e sempre vittoriosi che una squadra di giocatori di foot-ball neo-zelandesi veniva sostenendo colle migliori squadre di rugby inglesi, rimanendo vergini di sconfitte e battendo successivamente le più famose squadre di Londra, Manchester, Cambridge, con una superiorità schiacciante.
Al disopra dell’amor proprio sportivo battuto, scaturiva la domanda obiettiva e serena, se questa superiorità fosse dovuta ad una migliore tecnica di gioco, oppure a una supremazia di razza fisica, e mentre attorno alla prima discutevano i tecnici, della seconda si occupavano tutti coloro che comprendono (e in Inghilterra sono molti) come la superiorità fisica sia il primo coefficiente per una supremazia morale e nazionale.
E siccome i famosi campioni appartengono ad una delle maggiori colonie fondate dagli inglesi, questi sintomi di affermazioni vennero a turbare il pensiero ed i sonni degli imperialisti sudditi di S.M. Re Edoardo VII.
Per la parte tecnica il giudizio dei competenti constatava che evidentemente la squadra neozelandese, scelta con accurata selezione fra tutti i migliori campioni di quel paese, giocava con un affiatamento e un metodo perfetti e degni di ammirazione. […]
Questa squadra di campioni di tutto il Galles si è misurata a Cardiff sabato 16 corrente contro la squadra neo-zelandese, che contava allora una serie di ininterrotte vittorie, con un totale di punti 801 contro 22 di tutti gli avversari insieme sommati.
Quarantamila spettatori presenziavano questo grande match, che un serio giornale politico di Londra non ha esitato a battezzare L’avvenimento del secolo.[…]
La lotta fu indimenticabile, la vittoria rimase alla squadra di Galles con tre punti a zero.
Indescrivibile è l’entusiasmo con cui la notizia di questa grande vittoria fu accolta in tutto il Regno Unito. Il pubblico presente al match si abbandonò a delirii di gioco. Il sindaco della città annunciò che il Municipio avrebbe fatto coniare 15 medaglie d’oro di civica benemerenza per i 15 vincitori, e per tutta Inghilterra si levò un sospiro di sollievo e di gioia. Il pubblico sportiva esultava per una vittoria che cancellava tante sconfitte, e ogni buon inglese si rallegrava nel veder scomparire quelle nubi di temuta supremazia che per un istante avevano oscurato l’orizzonte.[…]
Insomma, si esaltavano le doti tecniche dei fortissimi neozelandesi ma, allo stesso tempo, si poneva una questione di supremazia razziale.
Un tema che, ahimè, sarebbe diventato di grande attualità negli anni a venire.
Le foto che seguono sono tratte da “La Stampa Sportiva” del 24 dicembre 1905: il titolo dell’articolo con foto di giocatori neozelandesi in azione di gioco; il capitano degli All Blacks Dave Gallaher; i giocatori Bob Deans (riportato erroneamente come Dears) e George Gillet. Infine la copertina del programma ufficiale della partita Galles – Nuova Zelanda (fonte rugbymuseum.co.nz).