Cosa ci ha lasciato questo week end di Sei Nazioni? A me, personalmente, tanta sofferenza. Ho osservato con attenzione tanto l’U20, quanto la prima squadra. E le valutazioni sono state dure. Purtroppo però questi siamo. Questo possiamo dare a livello internazionale. Anche se il mio giudizio dice che abbiamo avuto un crollo mentale/fisico e che questo, contro degli Alieni del rugby come questa Francia, è un qualcosa di totalmente ingestibile. Qualche soluzione? Ad avercela sarei a lavorare in Federazione. In ognincaso, ora che siamonin ballo…balliamo: quindi, cosa mi piacerebbe cambiare nel rugby italiano? Personalmente interverrei sui nostri campionati, tutti. Cercherei di ridare credibilità al nostro massimo torneo e, a cascata, scenderei fino alla tanto bistrattata serie C (dove necessitano obiettivi, anche tante Coppe del Nonno.da raggiungere). Valorizzerei ulteriormente l’U18 elite e cercherei di creare un torneo U21 che serva davvero alla crescita dei noatri giovani, certo quelli che già non abbiano dimostrato le qualità per giocare in Elite o, addirittura, più in alto. Perché vogliamo parlare di chi si allena in centro di formazione e poi torna a giocare nel proprio club? Follia. Ma questa è un’altra storia. Certo è che qualcosa si deve fare. Troppi i giovani che si perdono strada facendo. E tutto quello che rappresenta le fondamenta del nostro movimento deve essere tutelato, aiutato a crescere, valorizzato. Anche se, per me, il nodo della ristrutturazione dei tornei rimane fondamentale. Detto questo, onore a chi scende in campo domenica, dopo domenica, Sei Nazioni dopo Sei Nazioni, serie a Elite, dopo serie A elite, serie B, dopo serie B, serie C, dopo serie C. Da questi dobbiamo ripartire. Ma io sono solo un Delinquente qualsiasi che ama alla follia sta palla che rimbalza sempre “ad cazzum”.  Per cui lascio il lavoro vero agli esperti e spero in un futuro sempre più competitivo.

P.s. L’Italia sta bene dove sta: nel Sei Nazioni.