Dal 2008, anno della sua nascita, la Nissa Rugby si impegna quotidianamente nel sociale, allo scopo di valorizzare le diversità. L’inclusività rappresenta un vero e proprio leitmotiv nell’operato della società di Giuseppe e Andrea Lo Celso, il cui obiettivo è promuovere i valori del rugby e, in particolare, il connubio tra sport e integrazione. A tal fine stati attuati dei progetti di integrazione, attraverso i quali quattro ragazzi migranti sono stati inseriti nella prima squadra della Nissa Rugby. I loro nomi sono Paul, Pollein, Eric e Moussa.
Quattro storie di sport, di speranza, di sogni, di desiderio di una vita diversa, di tentare di costruire nuovi rapporti in terra straniera: aggregatore principale, lo sport, in questo caso il rugby ed i valori che esso racchiude. Uno sport di squadra dove c’è un luogo che poi diventa amicizia e condivisione: lo spogliatoio.
Pollein ci ha raccontato qualcosa di sé, delle sue abitudini quotidiane, del suo rapporto col rugby e dei suoi allenamenti con la squadra: “Da quando mi trovo in Italia, l’Associazione Don Bosco 2000 di Piazza Armerina si occupa di me. Passo il mio tempo tra dove vivo e il campo da rugby dove mi alleno con la squadra. L’allenamento procede molto bene. Sto facendo fisioterapia all’ospedale, ho dovuto saltare due partite e non vedo l’ora di tornare a giocare. Durante l’allenamento sono completamente focalizzato sul campo. Voglio concentrarmi al massimo per imparare tutto sul rugby. Ho l’abitudine di separare la vita personale e lo sport. Non confondo mai le due cose”.
Anche Eric ha descritto con entusiasmo i suoi progressi in allenamento. La tangibile sensazione di essere il tassello di un puzzle più ampio e coinvolgente. Dalle sue parole è apparsa chiaramente la sua volontà di cogliere questa opportunità senza lasciare nulla al caso: “Voglio imparare per diventare sempre più bravo, allenamento dopo allenamento, soprattutto sotto l’aspetto della tecnica”.
Infine c’è Moussa che, tra i quattro ragazzi, è l’ultimo arrivato in casa Nissa Rugby. Come Pollein ci ha parlato della sua quotidianità: “Ho cominciato ad allenarmi da qualche giorno. Vivo al campo qui a Pian del Lago dove trascorro la gran parte della mia giornata, poi vengo agli allenamenti e appena finiscono torno al campo”.
Giovani che come tutti i ragazzi, amano la musica (immancabile colonna sonora di ogni attività).
Pollein: “Mentre attendo l’inizio dell’allenamento non ascolto musica, sono talmente concentrato e sicuro di me da non averne bisogno. Durante il percorso per venire qui, invece, ascolto la musica in cuffia per passare tempo. Per quanto riguarda il mio giocatore preferito, nonostante ancora non conosca abbastanza il rugby, posso dire che mi piace Antoine Dupont, il giocatore della Francia”.
Anche Eric non ascolta musica mentre, in merito ai suoi idoli, il ragazzo ha le idee ben chiare: “A me piace tanto la squadra del Sudafrica. Di questo team ammiro tanto un giocatore ma purtroppo non mi ricordo come si chiama”.
Paul aggiunge:”La musica non manca mai. Per il resto mi sto ambientando sempre meglio, anche nelle abitudini alimentari. Con la squadra è un cammino sempre più coinvolgente, mi sento parte di un progetto: è motivante”.
Esploriamo infine un aspetto diciamo più “ludico”: un’abitudine di atleti di vari sport, come il rugby, può essere talvolta quella di indossare dei portafortuna che possano convogliare energie positive così da aiutarli ad avere successo. Ebbene, non è questo il caso dei nostri ragazzi ed Eric ci ha spiegato perché, mentre gli altri ragazzi manifestavano con un cenno la propria approvazione: “Non credo in queste cose, credo piuttosto nel mio impegno ed è per questo che preferisco allenarmi e giocare senza nessun portafortuna”.