Osaka – Il primo inciampo è nell’estate del 2011, mentre gli Azzurrini di Andrea Cavinato stanno preparando il Mondiale U20 che l’Italia ospita per la prima volta in Veneto: Luca Morisi, di quella squadra, è il mediano di apertura titolare. Un buon Sei Nazioni, in attesa di sfidare i Baby-Blacks a Treviso nel match inaugurale.Solo che, una manciata di giorni prima del debutto, un guaio muscolare si mette di traverso: sembra una banalità, si rivela più complicato del previsto e alla fine in campo contro la Nuova Zelanda con la maglia numero dieci ci va Saverio Bruni. Il mondialino di Morisi non inizia, finisce lì e Cavinato, perso il suo numero dieci titolare, aggrega al gruppo e lancia all’apertura un ragazzino che si sta facendo notare in U18, Michele Campagnaro.“Ci resto male, perché un Mondiale in casa non hai la possibilità di giocarlo tutti i giorni, ma torno a casa e mi rimetto a lavorare sul mio rugby” racconta otto anni dopo il trequarti milanese dell’Italrugby dal raduno di Osaka. Finito il biennio a Tirrenia, che all’epoca ospita l’Accademia Nazionale intitolata a Ivan Francescato, Morisi sbarca nel massimo campionato nazionale con i Crociati all’alba della stagione 2011/2012.  Da lì a qualche mese arrivano il debutto in Eccellenza e nel PRO12, come permit player della Benetton, e la prima convocazione – come centro – nel gruppo del neo-CT Brunel che prepara il 6 Nazioni: dove Morisi debutta, sotto una fitta nevicata, all’Olimpico di Roma contro l’Inghilterra, nei minuti finali di una delle sfide più avvincenti tra Azzurri e XV della Rosa.E fin qui, il suo percorso non sembra poi molto dissimile da quello di tanti altri giovani di belle speranze, costretti a fare i conti con un infortunio fastidioso nei primi passi della propria carriera di alto livello.La stagione successiva, 2012/2013, vede l’approdo in pianta stabile alla Benetton Rugby e una serie di prestazioni in PRO12 con la maglia biancoverde che convincono Brunel ad affidargli la maglia numero 12 di centro titolare della Nazionale per i test d’autunno.

Il 16 novembre 2013, a Cremona, la sfortuna torna a dire la sua nella carriera del trequarti scuola ASR: titolare contro Fiji, nei minuti iniziali rimedia un duro placcaggio, prova a rimanere in campo, alza bandiera bianca intorno al decimo minuto. Destino vuole che al suo posto entri Michele Campagnaro, all’esordio internazionale. L’Italrugby vince 37-31, a Morisi viene asportata d’urgenza la milza: “Stagione finita, un lungo recupero, rientro l’anno successivo con la Benetton e riesco a ritrovare un posto in Nazionale in vista della Rugby World Cup in Inghilterra, anche grazie a un buon Sei Nazioni. Un mondiale nella patria del rugby è il sogno di chiunque abbia preso in mano una palla ovale”. La preparazione estiva fila via liscia, Brunel lo inserisce nella lista dei 31 che voleranno a Londra per il debutto contro i francesi a Twickenham. Prima, però, ci sono gli ultimi test-estivi da disputare: due contro la Scozia a Torino e ad Edinburgo, uno al Millennium contro il Galles..La sfortuna fa di nuovo capolino a Cardiff, nell’ultima partita pre-Mondiale: “Prima palla del match, il Galles calcia, io raccolgo il pallone sulla metà campo: raggruppamento, vado a terra, mi rompo il crociato”. Il suo posto in rosa va al compagno di franchigia Bacchin, la stagione ancora una volta finisce lì. “Torno ad aprile 2016, il tempo di riassaggiare il campo e mi faccio ancora male al ginocchio. Rientro a dicembre, due partite e mi rompo ancora. Direi una bugia se dicessi di non aver pensato che fosse finita lì”.Tre anni lontano dalla maglia azzurra, poi il rientro in gruppo sotto la gestione di O’Shea nel 2018, dopo aver riconquistato stabilmente un posto nella linea dei trequarti della Benetton Rugby ed aver contributo a sfiorare la semifinale di Guinness PRO14. Domani, con quattro anni di ritardo, il debutto iridato: “E’ il coronamento di tanto lavoro, mio e dei compagni. In questi anni ho attraversato momenti difficili e la partita di domani contro la Namibia ha un valore speciale, ripaga di tanti sacrifici, di tanti momenti bui. Sono felice di essere in campo dal primo minuto, di aver finalmente raggiunto un obiettivo che ho inseguito a lungo. C’è voluto tanto, ma ne è valsa la pena. Ora, iniziamo il nostro Mondiale nel migliore dei modi”.