Nuovo prestigiosissimo riconoscimento per il lavoro svolto dal Livorno Rugby, la storica società nata nel 1931. Il riconoscimento, nella circostanza, viene condiviso con tutte le altre squadre di club che hanno fatto nascere nel proprio vivaio giocatori capaci di spiccare il volo e di rappresentare l’Italrugby. Alla vigilia del terzo impegno degli azzurri nel ‘Torneo delle Sei Nazioni’ (sabato 27 alle 15,15, contro l’Irlanda), è stata scattata all’Olimpico di Roma una foto speciale. I giocatori non hanno indossato la classica maglia azzurra, ma le divise di gioco inviate nei giorni scorsi dai propri sodalizi di primo tesseramento. Ovviamente, nell’occasione Federico Mori è ‘tornato’ a portare la maglia del Livorno Rugby, il club che lo ha visto rugbisticamente nascere. Il validissimo trequarti centro labronico, classe 2000, ha cominciato a giocare con i biancoverdi all’età di otto anni e in forza alle giovanili biancoverdi è restato fino alla stagione 2014/ 2015, quando, al suo primo anno tra gli under 16, ha contribuito a far raggiungere alla sua rappresentativa il secondo posto nel campionato nazionale di categoria. Ecco in merito all’iniziativa promossa in questo venerdì di fine febbraio, il comunicato completo della Fir.
Una foto di squadra diversa dal solito quella scattata oggi pomeriggio allo Stadio Olimpico dalla Nazionale Italiana Rugby prima del Captain’s Run. Arrivati nello spogliatoio, Bigi e compagni hanno trovato nei propri armadietti non le tradizionali maglie azzurre ma un arcobaleno di divise da gioco inviate nei giorni scorsi dai Club di primo tesseramento di tutti gli atleti convocati dal capo allenatore Franco Smith per la partita contro l’Irlanda.
Ed è stato indossando la maglia con cui hanno preso per la prima volta in mano un pallone ovale che gli Azzurri hanno scattato la foto ufficiale del match, rinnovando il legame tra la base ed il vertice del movimento: dal Benevento dove ha mosso i primi passi Carlo Canna al Bombo Rugby che ha dato i natali rugbistici a Niccolò Cannone, passando per Società storiche del rugby italiano come l’Argos Petrarca Padova di Mattia Bellini o per il vivaio della Primavera Rugby che ha lanciato Michele Lamaro e per le franchigie che hanno accolto gli atleti equiparabili come Ioane o Meyer, un mosaico di colori che ha sorpreso ed emozionato gli Azzurri, tenuti all’oscuro dell’iniziativa sino all’arrivo in spogliatoio.
“Costruire il nostro DNA e la nostra identità vuol dire guardare al futuro di questa squadra – ha detto il capo allenatore azzurro Franco Smith – ma anche mantenere una forte connessione con l’intero movimento. Ogni volta che la Nazionale scende in campo, lo fa sapendo di poter contare sul supporto di ogni singolo appassionato, di ogni bambino che sogna un giorno di scendere in campo all’Olimpico in una gara del Sei Nazioni.
Ricordare ad ogni atleta le proprie radici ed il senso di responsabilità che ciascuno di noi ha nei confronti del movimento, ma anche il percorso mosso da ogni atleta dal primo pallone preso in mano sino al palcoscenico internazionale fa parte della storia che vogliamo raccontare e di cui vogliamo essere protagonisti”.
Luca Bigi, capitano degli Azzurri, dopo lo scatto ha dichiarato: “Ognuno di noi sente un forte legame con il proprio Club di origine ed è stato emozionante tornare ad indossare quei colori allo Stadio Olimpico, prima di una partita di Sei Nazioni. E’ stato come rivivere in pochi istanti tutti la propria carriera, da quel primo giorno al campo sino al debutto in Nazionale. Siamo qui per dare lustro e rendere orgoglioso ogni singolo rugbista italiano, un dovere che non dobbiamo dimenticare in nessun istante”.