Di Gabriele Maccianti

Primo elemento: l’Union Viterbo è riuscita, in una sola settimana, a ‘curare’ tutte le fasi del gioco nel quale il Cus era riuscito a crearle problemi. Fasi che, occorre aggiungere, erano limitate alle strutture di gioco del pack: mischia chiusa, touche, maul, ruck. Evidentemente i laziali avevano un po’ sottovalutato il XV senese nel match di andata: andati piuttosto vicino a rimanere bruciati, i cuochi viterbesi sono stati molto attenti a non ripetere il pasticcio sventato con un po’ di fortuna (la trasformazione di Movileanu a tempo scaduto uscita di un paio di metri). Secondo elemento: per un insieme di ragioni il Cus ha fallito l’approccio mentale alla partita. Tanti anni fa, il più grande giornalista sportivo italiano, Gianni Brera, nel commentare la modesta prestazione di una squadra italiana in una finale di Coppa dei Campioni di calcio (1972, Ajax – Inter 2-0), scrisse che la compagine nerazzurra si era comportata come una persona che si fosse dannata l’anima per ottenere un invito a corte e poi vi si fosse presentata in pantofole. Un paragone fuori misura, non solo per gli aspetti generali (lì atleti professionisti nella massima competizione continentale, qui dilettanti in una serie inferiore) e particolari (i ragazzi di Biagioli ci hanno messo cuore, anima e lacrime) ma comunque suggestivo per dipingere lo scenario. «E’ stata una bella gara – ha commentato felice il Presidente del Viterbo Aldo Perugini – e i ragazzi sono stati perfetti come tecnica, carattere, giusta dose di cattiveria. Insomma, questa B ce la siamo meritata. Il Siena è stato un degno avversario, ma forse i loro giocatori non erano preparati allo stress dei play off. I nostri sì». Di diverso tenore, com’è comprensibile, la dichiarazione del capitano del Cus, Alessandro Pucci: “Nonostante l’amarezza il dispiacere e la delusione per la sconfitta usciamo a testa alta, consapevoli di aver dato tutto in questa stagione. Ringrazio tutti quelli che sono venuti a tifare per il Cus Siena e Fulvio Biagioli che ci ha portato a lottare per qualcosa d’importante”. Gli fa eco Fabio Perna: “L’amarezza che resta in bocca dopo aver sentito il profumo della promozione è incancellabile. Ma l’esperienza fatta quest’anno porterà la squadra lontano”. Con questa sconfitta il Cus ha interrotto un’imbattibilità interna che durava da quindici mesi, per la precisione dal gennaio 2011 (sconfitta in casa con Terni per 5-10).

Il Cus è così rimasto scornato e a bocca asciutta: dopo una stagione a lungo dominata, durante la quale ha  messo sotto avversari di discreta qualità è stata superata nel finale dal Firenze RC; i beffardi accoppiamenti della zona 4 le hanno messo di fronte – come terza – una compagine temibile come Viterbo mentre al Cecina, che in teoria doveva affrontare l’avversario più insidioso del Sud, hanno regalato le abbordabili Aquile del Tirreno (strapazzate con un perentorio 40-0 nel primo match, più che sufficiente a chiudere il contenzioso). Così, in attesa dell’omologazione dei risultati e della complessa fase delle reiscrizioni e della formazione dei gironi lo staff senese si prende una mini-pausa di riflessione prima di impostare la prossima stagione. Se il finale è stato amaro, molti sono i motivi di soddisfazione se si guarda all’intera stagione. Di sicuro per la prima squadra rimane un’annata eccezionale chiusasi con 16 vittorie e 4 sconfitte; con oltre un centinaio di spettatori di media per partita (e punte di 500 con Viterbo e 250 con Terni) pur in presenza di una concorrenza di altissimo livello, con un vasto spazio sui media cittadini, con un interesse e una curiosità mai toccato fino ad oggi dalla palla ovale in città e dintorni. Il movimento giovanile è una realtà rigogliosa. I presupposti per continuare a crescere, e consolidare il proprio appeal, ci sono. La palla ovale, se non è lo è già, è in grado di divenire la terza forza sportiva della città.

Sul tappeto rimangono però alcuni problemi di non poco conto che devono essere affrontati e risolti. Per la prossima stagione ci sarà da lavorare sul gioco dei trequarti, per renderlo più incisivo: quest’anno dopo un inizio di stagione tutt’altro che modesto e, anzi molto promettente, è via via svaporato di efficacia. Col passare dei mesi la squadra si è trincerata sempre più dietro la testudo (la tattica di combattimento della fanteria romana, schierate a ‘testuggine’ dietro i grandi scudi rettangolari) del pack, sufficiente per battere i ‘barbari’ poco avvezzi alle raffinate tecniche di combattimento della legione senese, ma rivelatasi inefficace, nell’arco del doppio confronto, contro i più esperti e smaliziati laziali. Occorrerà anche infoltire la rosa. E soprattutto risolvere e la questione delle strutture, la cui inadeguatezza pesa come un macigno sullo sviluppo del movimento senese. Pur in un contesto difficile – comicamente e non solo – una soluzione va trovata.