Andrea Lovotti è andato oltre da un bel pezzo.
La sera del 4 ottobre 2019 a Shizuoka appartiene al passato, i meme più o meno maligni, più o meno divertenti che invasero i social media ovali in quei giorni successivi alla sconfitta con il Sudafrica sono diventati buoni per farci una risata.
Il diavolo tentatore che mormora all’orecchio del pilone delle Zebre e della Nazionale “Piantalo come un ombrellone, non ti succederà nulla” è uno dei pezzi forti della personale galleria che il trentunenne prima linea piacentino ha collezionato nelle ore che seguirono il cartellino rosso rimediato ai mondiali e che spianò la strada alla vittoria degli Springboks, all’eliminazione azzurra dalla Rugby World Cup giapponese.
“Ce ne sono stati tanti, più o meno divertenti. E’ il risvolto in qualche modo piacevole di quel giorno”.
L’altro risvolto è quello educativo, morale. Il più importante: “Ho imparato tanto da quell’episodio” ricorda Lovotti nella video intervista rilasciata ai canali social della FIR durante il primo raduno post-Covid, in luglio a Parma. “Gestire la pressione, essere più lucido sono le lezioni principali. Mi è servito, in particolare nei mesi di lockdown, nelle settimane passate ad allenarci da soli, ognuno a casa sua. Non rinnego o rimpiango nulla, anche se presterei massima attenzione a non ricommettere quel fallo. Quella sera fa parte della mia storia personale”.
Anche se. “Anche se di cose brutte me ne hanno dette e scritte tante. Ricordo il rientro in spogliatoio a fine gara e non dimenticherò mai i momenti immediatamente successivi all’espulsione. Il mondo che ti crolla addosso.
E poi le persone che non ti conoscono e si permettono di insultarti, di giudicarti. Mi hanno scritto che ero la vergogna della Nazione, che avevo voltato le spalle alla bandiera. Per fortuna, il mondo del rugby italiano ha capito”.
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E non lo ha mai abbandonato: “La mia famiglia, ma anche i miei compagni di Nazionale e alle Zebre mi sono sempre stati vicino, è il bello del nostro sport, il messaggio che rimane. Puoi sbagliare, imparare dall’errore e non essere mai solo”.
L’azione l’ha rivista e rivissuta un numero incalcolabile di volte: “E non la scorderò mai. Il buco sino ai ventidue avversari, noi che siamo leggermente in ritardo nel pulire il raggruppamento, Vermeulen che allunga le mani. Io e Bibi Quaglio che abbiamo la stessa idea, portarlo via di lato. Purtroppo, stessa idea allo stesso momento: come è andata a finire lo ricordano tutti. A scanso di equivoci: ho e abbiamo sbagliato a non accompagnarlo a terra in sicurezza, l’espulsione fu una scelta sacrosanta”.
“Non lasciarsi andare alla foga del momento, imparare dai propri errori. Ma l’analogia più forte con questo periodo storico che stiamo vivendo è un’altra: trovare sempre un lato positivo in quello che ci accade. Io, dopo quella sera, credo di essere diventato un rugbista e una persona migliore”.