Il rugby estivo ha sempre quel gusto di nuovo, di qualcosa che giusto per qualche settimana all’anno sembra avvicinare estremi opposti. Nei risultati, per esempio, dove non sempre il ranking nei giorni scorsi ha detto tutta la verità e nient’altro che la verità. A volte, a dirla tutta, nemmeno il risultato ha detto esattamente quel che si è visto in campo.Lo so, state pensando a All Blacks-Tonga, finita 102 a 0, partita che in una riga sembrerebbe mandare all’aria tutte le belle parole di cui sopra. Partita che ci ha fatto a lungo venire vari brividi lungo la schiena, visto che al posto dei tongani scesi in campo avremmo dovuto esserci noi. Ma è anche vero che al posto dei tongani in campo avrebbero dovuto esserci altri tongani, trattenuti fuori dal campo dai tempi della quarantena e dalla riottosità di alcuni club europei. Si è pescato giocoforza nelle categorie inferiori neozelandesi per raffazzonare la rosa, e la cosa si è vista tutta. Gli All Blacks molto probabilmente non si sono nemmeno divertiti, avrebbero preferito un test più probante per iniziare il loro rodaggio, ma hanno rispettato l’avversario e dato loro tutti i punti che potevano dare.Per restare nell’universo chiamato Tier 2, la Georgia in Sudafrica ha a lungo tenuto in scacco gli Springboks, altra squadra portatrice sana di ruggine. Kolisi e compagni, apparsi molto innervositi, hanno preso il largo solamente a fine primo tempo e in concomitanza con un cartellino giallo comminato ai Lelos. Dura pensare ora come ora ai test contro i British and Irish Lions, apparsi più avanti sia contro il Giappone che contro Lions e Sharks. E dura pensare, alla luce degli ultimi sviluppi, alla possibilità che il tour vada in porto con poche altre modifiche. Incrociamo le dita. Belle prove, tra le minnows, di Romania e USA. Stupisce la prova dei ragazzi di Andy Robinson, che resistono all’urto dei Pumas nel primo tempo e si rifanno sotto nella ripresa, complice una mischia di ferro, un discreto calciatore (Ionel Melinte) e squadra argentina molto in debito di ossigeno. La partita la risolve l’apporto della panchina, più lunga di quella dei padroni di casa, ma i romeni nonostante la sconfitta e una maglia rivedibile possono dirsi soddisfatti del livello raggiunto. Stessa cosa la possono dire gli americani, in grado di segnare quattro mete alla giovanissima (ma non certo sprovveduta) Inghilterra di Eddie Jones. Vero, le segnature sono arrivate a buoi già scappati, ma nessuna squadra al mondo vorrebbe vedersi violare per quattro volte in una partita la propria area di meta. E nessuno vorrebbe condividere uno spogliatoio con Eddie Jones dopo aver subito quattro mete in così poco tempo. In questo proliferare di belle prestazioni delle formazioni fuori dal gotha mondiale stecca il Canada, che subisce un pesante 68 a 12 contro il Galles. Troppa la differenza di valori in campo, anche se è da apprezzare il buon livello dei trequarti Canucks, autori di buone giocate create in solitaria e con la collaborazione di Nelson, apertura irlandese naturalizzata e già vista ad Ulster.A proposito di irlandesi, da segnalare la vittoria dei verdi contro il Giappone. Certo, un risultato del genere qualche anno fa sarebbe stato salutato con la velocità di lettura di una virgola, ma non era esattamente scontato il fatto che una Nazionale sprovvista dei suoi Lions battesse i Brave Blossoms al completo, soprattutto dopo l’ultima Coppa del Mondo. Giapponesi che hanno giocato bene, dando spettacolo ma difettando di disciplina nel momento topico del match. Manca solo Australia-Francia, risoltasi a favore dei Wallabies solo grazie ad un calcio di Lolesio e a un vero e proprio suicidio francese, entrambi arrivati a tempo scaduto. A destare l’impressione migliore è però la squadra francese, apparsa compatta in campo e pressochè interminabile a livello di profondità di giacimento di talenti. Solo un pallone gettato via quando i giochi sembravano fatti ha ribtato le sorti dell’incontro, premiando oltre i propri meriti una nazionale australiana apparsa ancora un cantiere pressoché aperto, con qualche elemento che a questo livello non ha più nulla da dare (Toomua su tutti) e altri da rivedere più e più volte.Non sempre il ranking nei giorni scorsi ha detto tutta la verità e nient’altro che la verità. A volte, a dirla tutta, nemmeno il risultato ha detto esattamente quel che si è visto in campo.Quel che è certo è che la maglia della Romania non rimarrà negli annali come divisa più bella del mondo.E che a noi quest’estate da seduti pesa sempre un po’ di più. Ad maiora.