Di Vittorio Cicalese
Alla vigilia del match anche Jacques Brunel sembrava molto sicuro di sé, annunciando alcuni cambi nel XV di partenza per assicurare un maggior possesso di palla ed una maggiore fisicità a discapito di un leggero deficit sul piano della velocità. E chissà quanti hanno pensato che la partita contro l’Australia, dopo quei 30 minuti trascorsi a regalare punti ai Wallabies, potesse essere soltanto l’ennesima dimostrazione di una presunta crescita della Nazionale, che gioca bene una partita e ne sbaglia 10. Questi test match invernali hanno invece messo in evidenza un’Italia in costante e netto miglioramento sia contro Tonga (la più facile delle 3 partite, senza nulla togliere ai tongani che hanno tra l’altro battuto la Scozia, facendoci un favore dal punto di vista del ranking mondiale) che contro All Blacks ed Australia, due squadre dalla caratura non certo simile a quella tongana, né a maggior ragione a quella italiana. La partita contro l’Australia ha dato spazio ad un’Italia tutta nuova, non solo perché Brunel ha voluto giustamente dare fiducia a tanti giovani ed esordienti, ma anche per la voglia che tutti i giocatori (panchinari compresi) hanno dimostrato di avere scendendo in campo e lottando contro una squadra che, sulla carta, è sempre stata nettamente superiore agli Azzurri. Ma non stavolta.
Il calcio di Orquera sbagliato a meno di un minuto dal termine dell’incontro ha semplicemente rincarato la dose di fiducia dei tifosi e di tutti i sostenitori di Brunel, specie dopo aver apprezzato Parisse e compagni che per tutto il secondo tempo avevano totalmente annientato l’Australia, infliggendogli un netto 16 a 0 e rischiando in altre occasioni di andare anche a segno nuovamente per la meta grazie ad alcune belle invenzioni di Orquera e Gori.
Uscire dal “Franchi” con la consapevolezza di avere avuto la possibilità di scrivere la storia del rugby azzurro riempie d’orgoglio tutti i sostenitori del rugby made in Italy, ed anche se alla fine è arrivata la sconfitta poco cambia. L’Italia non ha mai perso con 3 punti di scarto contro l’Australia, e già questa è storia.
Criticare la prima mezz’ora dell’Italia è sicuramente ingiusto, considerato il ritmo tenuto in campo dai giocatori di Brunel durante tutti gli 80 minuti: di certo non sarebbe stato gradevole uscire dal campo con 30-40 punti si scarto subiti in 20 minuti come solitamente ci accadeva contro i Wallabies, e come è accaduto anche sabato scorso contro gli All Blacks. Una squadra per molti versi rinnovata, capace di muoversi bene sia in attacco che in difesa, rubando palloni dalle ruck agli australiani e placcando tutto senza commettere fallo nel 90% dei casi (e non si può di certo dire lo stesso per gli australiani) nonostante abbia giocato in 14 gli ultimi 10 minuti del primo tempo, è soltanto da ammirare, così come il grande spirito di sacrificio di Francesco Minto, già superbo sabato scorso contro gli All Blacks ed addirittura Man Of The Match contro l’Australia: dinamismo ed aggressività, ma soprattutto umiltà hanno permesso al giocatore miranese di dar luce ad una splendida prestazione. Voto più per lui, ma anche per Geldenhuys, Rizzo (subentrato dopo poco più di 30 minuti ad un coraggioso Lo Cicero), Barbieri (nonostante il giallo) e Ghiraldini. Stona l’infortunio di Mirco Bergamasco, uscito dal campo dopo un contatto che a vedersi non sembrava così brutto: per lui frattura scomposta della rotula, e tempi di recupero non ancora calcolabili. Voto più, infine, per Orquera e Masi. Questi ultimi due meritano una menzione particolare: Orquera, che già aveva fatto notare di poter meritare la maglia numero 10, ha letteralmente trascinato la squadra creando anzitutto una mole di gioco incredibile ma anche dei preziosissimi buchi che, con un pizzico di attenzione in più, sarebbero stati utilissimi per infliggere il colpo di grazia agli australiani; Masi, confermatosi uno dei migliori in campo in assoluto, ha dato dimostrazione di essere un giocatore completo, ordinato nelle fasi di copertura del campo con i calci di spostamento ben calibrati, e con un’ottima visione di gioco sia nelle fasi di possesso che in quelle di sostegno (chiedere a Zanni per conferme). Ottima anche la fase di scambio della posizione con Orquera durante le mischie in favore degli australiani, a dimostrazione che questa Italia vuole giocare con umiltà ma allo stesso tempo intende imporre il proprio gioco per tutti gli 80 minuti. Proprio come Brunel aveva annunciato, proprio come i tifosi auspicavano, proprio come i nostri avversari nel 6 Nazioni non speravano.
Italia-Australia 19-22 (6-22)
Marcatori: 4′, 33′ pt cp Orquera, 6′, 15′, 24′ cp Barnes, 18′ meta Cummins tr Barnes, 27′, 29′ cp Beale; 1′ st Barbieri tr Orquera, 9′, 15′ st cp Orquera
Italia: Masi – Venditti, Benvenuti, Sgarbi, Bergamasco (15′ st McLean) – Orquera, Gori (35′ st Botes) – Parisse, Zanni (29′ st Vosawai), Barbieri (20′ st Favaro) – Minto, Geldenhuys (20′ st Pavanello) – Castrogiovanni (22′ st Cittadini), Ghiraldini (20′ st Giazzon), Lo Cicero (33′ pt Rizzo).
Australia: Barnes- Cummins 29′ st Ioane), Ashley-Cooper, Tapuai, Mitchell – Beale, Sheehan (31′ pt Phipps) – Palu, Hooper, Higginbottam (26′ st Dennis) – Sharpe, Timani – Alexander (32′ st Kepu), Moore, Robinson (37′ pt Slipper). A disposizione: Hanson, Gill, Harris.
Arbitro: Lourensvan der Merwe (Saf)