L’Italia supera 85 a 15 la Russia a San Benedetto nel secondo dei quattro test premondiali.
Una partita senza storia che dimostra il divario tra le due formazioni. (L’ultima volta che Italia e Russia si incontrarono vincemmo 57 a 13)

Prima di analizzare la partita in ottica mondiale alcune considerazioni.

Molti si lamentano del fatto che l’Italia è giù nel ranking, che perde con le prime della classe mentre altre compagini che giocano test match con squadre del tier 2 ci sorpassano nella classifica delle nazioni. Ora mi chiedo: a margine di questo incontro quale utilità avrebbe affrontare sempre queste squadre se non assaporare il sapore effimero della vittoria?

Certamente vedere l’Italia vincere con facilità fa piacere e diverte, così come abbiamo goduto delle belle giocate individuali di Minozzi, di Hayward e degli altri, ma giocare esclusivamente partite del genere non aiuta certo la crescita del movimento o dei singoli giocatori, mai troppo stimolati.

Con la vittoria di ieri, poi, possiamo chiudere definitivamente il discorso Georgia o chi per lei nel sei nazioni. Tra le squadre europee del tier 1 e quelle del tier 2 c’è un divario netto: fisico, tecnico e strutturale.

In vista del mondiale nipponico, invece, il test con la Russia si è rivelato molto importante per diversi motivi: dopo la partita con l’Irlanda O’Shea ha potuto testare i propri giocatori soprattutto in fase offensiva, provando diverse soluzioni come il doppio playmaker con Hayward e Allan a gestire prima e seconda linea di attacco, la gestione della superiorità numerica (non sempre perfetta) e qualche movimento da lancio di gioco.

Una partita di questo tipo aiuta a testare la forma fisica dei singoli giocatori (Hayward ha corso talmente tanto che era meglio se faceva una seduta d’atletica) oltre a consolidare un gruppo già unito, a dare fiducia nei propri mezzi e nelle proprie capacità ai singoli in vista dei prossimi impegni.

Detto questo parliamoci chiaro: guai a lamentarci della partita di ieri.

L’Italia segna 13 mete (TREDICI) giocando per 80 minuti un buon rugby ( se non vi ricordate l’ultima volta che è successo dovrebbe già essere sufficiente questo). Il gruppo ha risposto completamente alle richieste di O’Shea, senza abbassare mai il ritmo e rispondendo in maniera ottimale anche dopo i tanti cambi effettuati, con i giocatori entrati in corsa subito in “palla”. Abbiamo visto diverse giocate dei singoli e anche qualche tentativo spettacolare che non guasta mai. Unica pecca ( se vogliamo proprio essere antipatici) qualche fallo di troppo commesso, soprattutto nel primo tempo.

Concludo toccando un tasto che tanto sembra piacere al pubblico ovvero la telecronaca.
Non ho avuto il piacere di ascoltarla perché ero allo stadio a vivere dal vivo la vittoria azzurra, però, detto brutalmente:

– non si può piacere a tutti, ci sono tanti modi di fare la cronaca di una partita: se adori (per esempio) Pierantozzi, difficilmente apprezzerai Munari perché sono agli antipodi. Discorso analogo tra una cronaca mia o del Cacho Mastrocola e una in stile anglosassone, molto più pacata e rilassata.

– preferisco vincere le partite con la peggiore telecronaca possibile ( e non è certo quella di Fusco e Gritti) che perdere tutte le partite con i migliori commenti di sempre

– fare una telecronaca non è affatto semplice, ci sono tante variabili che i non addetti ai lavori non conoscono e che possono condizionare l’andamento della cronaca stessa.

La corsa verso i mondiali in Giappone continua, prossime avversarie Francia e Inghilterra. Forza Azzurri.