Nel freddo e nella pioggia di Padova gli Springboks segnano 5 mete e lasciano al palo un’Italia combattiva, coraggiosa, ma troppo sterile per poter competere a questi livelli. Partiamo subito forte e alla prima occasione ci installiamo nei 22 sudafricani, portando a casa piazzato con Canna. Al primo attacco degli uomini di Coetzee, però, soccombiamo: i sudafricani ci sfidano per linee verticali e Low schiaccia. Canna segna subito il 6 a 7, poi però è notte fonda: un carrettino sudafricano sfonda con Mbonambi. Due volte nei nostri 22, due mete, neanche male. Gli azzurri provano a reagire, ma Violi orchestra palloni troppo lenti e in generale organizza un gioco troppo statico per poter sorprendere gli avversari. E, poco dopo, la meta che ci taglia le gambe: su vantaggio sudafricano Pollard piazza una candela altissima, Hayward salta ma non controlla. Sul rimbalzo è lestissimo Venter a schiacciare la meta del 21 a 6. Gli azzurri avrebbero l’occasione di accorciare ancora dalla piazzola, ma Canna fallisce un calcio fattibile e si va negli spogliatoi.
La ripresa comincia con due carrettini sudafricani che ci fanno malissimo, il secondo dei quali finisce con Kitzhoff trascinato in meta. L’Italia si getta in avanti, prova a più riprese a sfondare il muro sudafricano, ma non riusciamo ad andare oltre. L’occasione più ghiotta capita nelle mani di Esposito, ma perde l’ovale a contatto. Il Sudafrica in qualche modo si salva e, nel finale, segna la quinta meta con Mostert e chiude l’incontro sul 35 a 6. Vittoria piena e meritata per gli Springboks, più forti e concreti nell’approfittare delle occasioni nonostante il XV di Coetzee sia molto lontano per qualità e profondità dalle grandi formazioni sudafricane di qualche stagione fa.
Tra gli azzurri non c’è molto da salvare, se escludiamo le prove di Licata e Castello e un Carlo Canna che, errore marchiano dalla piazzola, ha mostrato fantasia e buone movenze. Ciò che colpisce è una sterilità già mostrata contro i Pumas e oggi rivelatasi in tutta la su gravità. Mancano due mesi al Sei Nazioni e due anni alla Coppa del Mondo, c’è ancora molto da fare.