Giacomo Bernini, terza linea nato il 22 ottobre ’89, è stato uno dei primissimi tesserati, in senso assoluto, dei Lions Amaranto Livorno. E’ entrato in mischia, nel 2000, con gli under 12 dei ‘Leoni’. Tutta la sua trafila nel settore juniores – sempre sotto la guida dell’allenatore Emanuele Bertolini, uno dei due soci fondatori Lions – si è sviluppata con la maglia amaranto. Il suo talento non è passato inosservato. Ben presto l’avanti livornese (un giocatore di mischia completo, valido a livello fisico-atletico e particolarmente dotato sul piano tecnico) ha trovato spazio nelle selezioni nazionali giovanili. Le proficue esperienze nell’Accademia di formazione del Centro CONI di Tirrenia gli hanno permesso di maturare velocemente e di avvicinarsi al gran salto nel mondo seniores. Il suo esordio ‘fra i grandi’ si è consumato con la maglia dei Lions, in serie C1 (allenatore Massimo Goti) nella stagione 2007/08, la stagione conclusa con la prima promozione in B. Dopo due campionati in prestito al Livorno Rugby (serie A), è diventato a tutti gli effetti, dal 2010, giocatore professionista con le maglie del San Donà, del Prato, delle Zebre, del Rovigo, del Petrarca Padova e del Verona. Al suo attivo anche due scudetti (con Rovigo e Petrarca). I Lions (a loro volta nati nell’anno di grazia 2000), come da prassi, non hanno ostacolato il passaggio di un proprio fuoriclasse nell’élite del rugby nazionale. Le importanti mete di Bernini sono sempre celebrate da tutta la famiglia amaranto. Poi, nella scorsa estate, ‘Mamo’, per una precisa scelta di vita e di sport, ha deciso di rientrare nei Lions, la realtà che lo ha visto – sportivamente parlando – nascere e crescere. E’ ritornato alla base, in quella squadra che nel frattempo – il 5 maggio 2019 – aveva festeggiato, dopo otto anni d’attesa, il sospirato ritorno in B. Ecco come il validissimo terza linea labronico commenta la stagione 2019/20 conclusa – per cause di forza maggiore – anzitempo. “E’ stata – dice – la stagione del mio ritorno a casa. Un’annata speciale. Non poteva esserci per me un rientro migliore. E’ stato, per i Lions, il torneo post-promozione, un torneo nel quale si è disputato lo ‘storico’ primo derby con il Livorno Rugby. Le emozioni di questi mesi sono state davvero tante: cerco di riassumerle”. “Sicuramente – va a ruota libera Bernini – il primo derby di serie B della palla ovale cittadina è risultato il momento più intenso e particolare. Chi, come me, ha iniziato l’attività nelle giovanili dei Lions, sa perfettamente quanto da ragazzini contasse il derby contro il Rugby Livorno. Ovviamente la differenza che si registrava quando ero nelle squadre propaganda e giovanili, cioè nei primi anni di vita del club dei ‘Leoni’, era netta, e molti dei nostri scontri nelle varie under finiva senza esultanze per noi amaranto. Poterlo rigiocare alla pari molti anni dopo nelle rispettive formazioni seniores è stata una emozione unica, paragonabile a quella di una finale scudetto. Nella partita disputata lo scorso 3 novembre (terza giornata di B, al ‘Carlo Montano’, in casa dei biancoverdi, ndc), abbiamo dato del filo da torcere a una squadra alla quale non mancava niente per fare il salto di categoria. Abbiamo dato prova del nostro valore, sia dal punto di vista tecnico che da quello caratteriale. Credo che quel giorno ci siamo resi conto che non avevamo niente da invidiare a una squadra di prima fascia, e soprattutto, che avevamo dei grandissimi margini di miglioramento”. “Quando ho deciso di intraprendere questo campionato di serie B sinceramente non mi aspettavo di trovare un così alto livello tecnico sia della categoria che dei Lions stessi. Di questo, va dato merito alla direzione di questa società, che ha avuto una crescita continua e inesorabile dalla sua nascita, creando negli anni un attaccamento e un senso di appartenenza difficilmente eguagliabili. Basti vedere che, al derby, le maglie sono venute a consegnarcele i capitani storici della società, ai quali si leggeva chiaramente negli occhi che anche se non potevano fisicamente scendere in campo con noi, sarebbero stati di supporto in qualsiasi modo avrebbero potuto”. “Indipendentemente dal derby tutto livornese, credo che sia stata una stagione fantastica. A renderla tale non sono stati solamente i molteplici successi (sei su undici gare disputate globalmente; tre nelle ultime tre giornate, ndc), ma la crescita continua che la squadra ha fatto dalla prima all’ultima partita giocata. Una cosa che non mi sono mai stancato di dire ai miei compagni amaranto è che avevamo, e abbiamo ancora, un margine di miglioramento straordinario e vederci crescere partita dopo partita è una cosa che mi ha reso molto orgoglioso di far parte di questa squadra. Proprio per questa crescita, è rimasto un grosso rammarico in questa stagione l’impossibilità di giocare il derby di ritorno. Non mi sbilancio in pronostici da inguaribile ottimista, ma sicuramente analizzando le otto partite disputate dopo quel 3 novembre, la nostra crescita e anche la nostra consapevolezza erano differenti. Una cosa ho detto spesso in questa quarantena: mi bastava una partita in più (quella del 22 marzo, il derby di ritorno sul terreno dell’’Emo Priami’ di Stagno, ndc). Poi il campionato poteva anche finire”. Piccola parentesi. Le telecronache della gara del 3 novembre – il derby cittadino appunto – e della successiva partita (quella casalinga del 17 novembre, con il CUS Siena) saranno nuovamente proposte più volte in queste due settimane su TC2Sport (digitale terrestre 272). Spazio il lunedì alle 20,30 (il 4 maggio la sfida del ‘Montano’, l’11 l’incontro con il CUS Siena) e poi in varie fasce orarie nei giorni successivi. Parentesi chiusa, ma per Bernini, un ricordo significativo per la gara con il CUS Siena. “Quando Giampaolo (Brancoli, il tecnico, ndc), il giorno della partita con i senesi, nello spogliatoio comunicò alla squadra il capitano di giornata (era assente per infortunio Scardino, ndc), ero sicuramente tra i più sorpresi. Scendere in campo con i gradi da capitano in quella partita mi ha sicuramente fatto un cuore grande come una casa. Ma non nascondo che se da una parte mi ha fatto un sacco di piacere, dall’altra mi sono sentito in difficoltà. In campo con me quel giorno c’erano ragazzi che hanno fatto la storia di questa società e che sono sempre rimasti qui a combattere per i nostri colori. Mi riferisco a ragazzi come Tamberi e Giusti, che a mio avviso si meritavano i gradi di capitano più di me. Furono proprio loro i primi a venirmi a dare una pacca sulla spalla, quasi a dire “tranquillo Mamo, siamo qui con te!”. È proprio questa la forza dei Lions. Ed è questa la forza che ci ha permesso di strappare una vittoria allo scadere con un’ultima azione multifase da top team. Avevamo giocato da grande squadra, e da quella partita, non abbiamo più smesso di farlo”. A voler cercare il pelo nell’uovo, troppi (ben cinque) i cartellini gialli rimediati da Bernini nel corso della stagione… “Sono sempre portato – spiega il terza linea – a giocare al limite del regolamento, non tanto per eccessiva aggressività ma forse per qualche malizia di troppo. Sicuramente mi ci è voluto un po’ di tempo ad abituarmi al metro arbitrale di categoria, leggermente differente da quello a cui ero abituato in precedenza. Questo ha portato a un eccessivo numero di cartellini gialli. Il dispiacere più grosso, in quei casi è stato non poter essere in campo per gli interi ottanta minuti a dare una mano ai ragazzi”. “L’espulsione temporanea che in assoluto mi è bruciata di più è stata quella rimediata contro il Modena. Era la seconda partita del torneo, la prima in casa della stagione, stavamo offrendo una grandissima prestazione e mettendo letteralmente sotto una squadra da prime posizioni. Il giallo che ho preso intorno al 60’ ha più che demoralizzato noi, dato fiducia a loro che sono riusciti a ribaltare il risultato (finale 22-32 per gli emiliani, in ritardo 22-8 al giro di boa della ripresa, ndc), portandoci a una immeritata sconfitta nei minuti finali”. “Nel complesso è stato un bellissimo anno nel quale ho ritrovato la parte più genuina di questo sport. E se c’è una cosa di cui sono sicuro è che la prossima annata riprenderemo da dove avevamo lasciato. Continuando a crescere, finché non avremo spostato il nostro limite un po’ più avanti. Per poi raggiungerlo di nuovo. Io e tutti i Lions non vediamo l’ora di ricominciare….”.