Di Davide Macor

Tutti parlano di rugby, di questi tempi, tra elezioni federali, Celtic League e Nazionale ce n’è per tutti. Io, chiaramente, non voglio essere da meno e così affido a Matteo Mazzantini un’analisi dettagliata del rugby italiano, partendo dalla sua Rugby Bassano, alla Nazionale, fino alla “quaestio” elezioni federali.

 

– I mediani di mischia sono considerati degli “allenatori in campo”, ora che tu allenatore lo sei a tutti gli effetti, come ti senti?
I mediani di mischia, per necessità, durante la loro parabola da giocatori, sono costretti a seguire gli allenamenti dei tre quarti e degli avanti. Fungono da collegamento dai reparti e devono gestire tempi e modalità del gioco, hanno la responsabilità della quasi totalità dei palloni giocati, è ovvio che col tempo e l’esperienza, si facciano un bagaglio tecnico importante. Quando giocavo, soprattutto a fine carriera, mi sentivo allenatore in campo, ma adesso, che allenatore lo sono davvero, mi rendo conto che non è così facile. Non conta solo conoscere il rugby per allenare, o almeno per farlo bene. Concludendo: mi sento come un apprendista.

 

– La serie B Veneta è una categoria di tutto rispetto, difficile da affrontare e piena di squadre che vogliono primeggiare. Per non parare, poi, dei derby di stagione. Come preparai la squadra ad affrontare tutto questo?
Sicuramente la B Veneta è un girone di tutto rispetto, il livello tecnico generale è molto alto e molte squadre puntano, a ragione, all’elite. Come affrontare il tutto? Prepararli ed insegnarli a giocare a rugby, senza paura di nessuno.

 

– Il periodo è di crisi, si sa, ma il Bassano come si è mosso sul mercato’ puoi ritenerti soddisfatto?
Fattore mercato, ottimo! Il Bassano si è dato un obbiettivo che è quello di giocare il campionato con i giocatori formati nel vivaio, molto facile quindi gestire il mercato. Non vogliamo nessuno e siamo contentissimi dei nostri ragazzi. L’unica pecca, se proprio vogliamo, è che squadre vicine, molto importanti, tendono sempre ad ammaliare i ragazzini ed ogni anno ci troviamo lottare per cercare di tenere i migliori prodotti del vivaio. Mi domando quanto sia corretto nei confronti dei ragazzi, portarli via da casa a 15 anni, con promesse varie, e magari facendoli trascurare studi e lasciare le famiglie.

 

– In rosa, hai qualche giovane su cui poter puntare? Di questi tempi, più “nuova linfa” hai meglio è, tu come la vedi?
Allora, più nuova linfa hai meglio è…credo che anche in “altri tempi” sarebbe stato così! Detto questo, abbiamo una squadra numerosa e il mio obbiettivo è puntare sul gruppo, non certo sui singoli. Un buon gioco di squadra può aiutare anche il singolo a rendere al meglio, e spero che durante la stagione ce ne saranno tanti in gradi di distinguersi positivamente.

 

– In generale, da ex giocatore nazionale, come giudichi il rugby italiano? Cosa ci manca? Cosa dovremmo fare per affermarci a livello internazionale?
Al rugby italiano mancano un sacco di cose, purtroppo. Si potrebbe aprire un dibattito lunghissimo, ma la mia opinione è che gli italiani generalmente non hanno una vera cultura dello sport e questo è il problema principale dal quale ne deriva la poca lungimiranza dei tecnici e dei dirigenti (tranne poche eccezioni). Parlando di risultati, aggiungo che tutti puntano a vincere subito e così non c’è spazio per la formazione dei ragazzi.

 

– Rispetto alle elezioni federali, come ti poni? Sei per il rinnovamento, oppure preferisci continuare sulla vecchia strada?
La federazione ha fatto e sta facendo un ottimo lavoro di formazione a livello di tecnici, preparatori e anche dirigenti. Ha un grande merito, quello di aver seguito un idea di gioco, quella dei vari Fourcade, Coste, Mascioletti, ed ha saputo aggiornarsi e rinnovarsi negli anni. Ha creato una sua scuola, molto vicina a quella francese, ma non uguale. E’ una nostra impostazione ed è un grandissimo risultato. Purtroppo da veri italiani cerchiamo sempre di complicarci la vita, e non sempre in federazione, tutti remano nello stesso senso. Questo provoca dei grossi danni. Fin qui il bene, poi aggiungo una considerazione personale.

In federazione ci sono le stesse persone da 20 anni, sarebbe logico ed opportuno che ogni tanto ci fosse un po’ di tournover, non per demeriti particolari, ma semplicemente per avere altre esperienze ed arricchire il nostro mondo.

Mi auguro, che a queste elezioni, chiunque vinca, lo faccia con percentuali decenti, non il 90% delle ultime elezioni, perchè vorrebbe dire (visti i regolamenti) mettere in mano il nostro sport ad una persona sola.

 

– Progetti e sogni per il futuro?

Progetti? Ne ho un vagone pieno, ma piano piano si trasformano tutti in sogni! Spero solo una cosa, che a livello federale e di governo italiano, si riesca a mettere in ordine i regolamenti. Per adesso il professionismo rugbystico italiano, ha creato solo centinaia di lavoratori stagionali, mal pagati (quando almeno lo sono), non regolarizzati, ignorati dal governo (senza pensione per esempio e senza nessuna tutela di nessun tipo). Mi fermo che è meglio. “Lavoro è vita, senza quello esiste solo paura ed insicurezza” John Lennon.