Di Lorenzo Cirri
Ci risiamo. Il Sei Nazioni femminile è appena finito ed io non posso nemmeno godermi il bellissimo torneo delle azzurre e l’incredibile crescita di tutto il movimento in Italia, il primo Grand Slam dell’Irlanda o la soddisfazione di veder battuta l’Inghilterra per ben due volte, che già qualche testa di rapa nel Board annuncia un drastico cambiamento nel torneo. Dividere il Sei Nazioni in due mini raggruppamenti, due Tier (si dice così): Irlanda, Inghilterra e Francia da una parte e Galles, Scozia ed Italia dall’altra. Le squadre del Tier 1 si affronterebbero in partite di andata e ritorno, mente quelle del Tier 2 in partite singole (una in casa ed una fuori) con il torneo che si ridurrebbe così a sole due partite l’anno per le nostre azzurre (e non solo per loro). La notizia è fresca di oggi e si parla di una votazione il prossimo aprile in seno al comitato direttivo del Torneo. Perchè?
Perchè il rugby femminile costa. E costa troppo.
Certo, aspirare ad una migliore ripartizione di risorse tra ragazzi e ragazze è fantascienza, anche l’U20 costa quanto il torneo femminile, ma guarda caso se si deve tagliare lo si fa penalizzando le ragazze. Allora hai voglia a dire che in Italia è tutta questione di mentalità, non è un problema dell’Italia la questione è molto più grande.
Si è scatenato subito un forte dibattito relativo a questa soluzione ed al problema dei costi del rugby europeo, le domande sono tante e le possibili risposte non fanno certo presagire nulla di buono, anzi a dirla tutta sono una peggiore dell’altra. Qualcuno sostiene che vista l’evidente scarsità di fondi se ci sono pochi soldi da investire è meglio investirli sul 7s argomentando con le Olimpiadi, la visibilità e tutte le altre belle cosette che ormai sento ripetere da un anno a questa parte. Molte Union hanno già fatto questa scelta e secondo alcuni giornalisti britannici dopo il 2016 non saranno più di venti le nazionali femminili a XV in tutto il mondo.
Ma cosa devono fare ancora queste ragazze per avere il sacrosanto diritto di giocare il rugby nella versione che più aggrada loro, sia essa a XV, 7s, League o Touch. Non è cosa si sceglie è il diritto di poterlo scegliere in libertà.
Qualcun altro ha risposte ancora peggiori del tipo: “in questa maniera si spingeranno anche Italia, Scozia, Galles ed Irlanda ad investire sempre di più sul 7s, rendendo ancora più avvincenti i tornei mondiali e le Seven Series”. Ammesso che queste nazioni non lo stiano già facendo o progettando un tale investimento, è proprio necessario che debbano privilegiare il 7s rispetto al XV? L’Irlanda ha partecipato a malapena a tre tornei, eppure si è qualificata agevolmente per la Coppa Del Mondo 7s usando le ragazze della nazionale a XV.
Come ho sempre detto a me piace il 7s, ma è evidente che 7s e XV sono due cose diverse ed il 7s non è un gioco per tutte. Allora se Castrogiovanni o Adam Jones hanno tutto il dirtto di giocare ed esaltarsi nel gioco a XV con mischie, touche, ruck e maul, perchè non dovrebbero avere lo stesso diritto Sophie Hemming o Sara Zanon?
Mi viene in mente il mio vecchio presidente quando una volta mi disse: “beh il fatto è che non ci sono soldi e dobbiamo tagliare le spese, è logico che tagliamo la femminile, mica possiamo tagliare la Serie C!”. Logico. Ecco, in un mondo dove ci sono ancora persone che continuano a sostenere che il rugby non è un gioco per le ragazze o che se lo giocano le ragazze non poi rugby come dovrebbe essere, o peggio che il 7s è meglio per le ragazze perchè i fisici sono migliori e se guardi il rugby femminile anche l’occhio vuole la sua parte (e purtroppo questa è una cosa che mi sono sentito dire personalmente), logico mi sembra davvero la parola più appropriata.
Sappiamo che sia l’Italia che la Francia sono contrarie a questo tipo di soluzione, speriamo che anche Inghilterra, Galles, Scozia ed Irlanda votino contro, altrimenti, nell’anno in cui il torneo ha avuto la maggiore visibilità ed il maggior successo della sua storia, si rischierebbe davvero un passo indietro e non solo per il torneo, ma per tutto il mondo del rugby in rosa.
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