Jonny placca – la prima inchiesta di Sergio Penuria rugbista (225 p. – 10 euro – Piazza editore) in uscita il 15 settembre
Il protagonista, poliziotto e giocatore appassionato ma non particolarmente talentuoso di una squadra di serie B di un imprecisato centro del Nord, si imbatte per motivi di servizio (furto di rame scoperto in flagranza) in uno straniero dal discreto passato ovale, grande estimatore del grandissimo Jonny Wilkinson, con il quale instaura, quasi per caso, un rapporto di frequentazione e di complicità. Dopo una serata post-terzo tempo, trascorsa in un locale di periferia, Nicola (il nome del romeno colto a sottrarre pezzi di vecchie grondaie dai muri di alcune case popolari prossime all’abbattimento) viene trovato cadavere lungo la tangenziale, a pochi metri dalla casa di via del Garbino dove da qualche tempo abitava. Delle indagini viene incaricato uno strano tipo di commissario, noto nell’ambiente come Carli – il matto, il quale, di fatto, delega a Penuria la conduzione delle operazioni. Il tentativo di arrivare al colpevole darà modo al protagonista di approfondire aspetti della sua professione che non conosceva e di entrare in contatto con personaggi davvero poco comuni. Fino al colpo di scena finale che però rimane sotto traccia, accenanto, nascosto, quasi protetto. Quanto al rugby, sorta di meraviglioso e insostituibile rumore di fondo che della vita di Penuria e della sua compagna Matilde è la vera colonna sonora, alcune novità. Fra queste il nuovo allenatore e il presidente covinto che “il salto di qualità si debba fare”. Con i vecchi della squadra che mal si adattano ai book con le giocate (strutture!!), agli “otto lanci del gioco da mischia a destra sui 15 metri”, all’analisi video sul pulmann del rientro dalle trasferte, fino alle formazioni “date all’inglese”. Quelle con il pilone in lista subito dopo il mediano di mischia. Costante della vita di un gruppo che presenta i tratti distintivi del “rugby pane e salame” e fieramente ne rivendica la titolarità, anni luce distante dagli stadi stracolmi, dalle platee plaudenti e dalle luci della ribalta sportiva, sono le ballate di Davide Bernasconi, in arte Van de Sfroos. Un patrimonio apprezzato e condiviso di cui Breva e Tivan, la coppia di piloni venuti dalle rive del lago, ha giurato di custodire l’ortodossia e tramandare i valori.

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