Peccato. La migliore Italia dell’era O’Shea non riesce ad avere la meglio di una Scozia a lungo martoriata nei breakdown e in touche. Finisce 29 a 27 per gli uomini di Townsend, che conquistano la vittoria con un calcio di Laidlaw a due minuti dal termine di una gara vibrante, a lungo vissuta sulle scorribande di Negri, Ferrari, Castello e Polledri (che giocatore!) e sull’estro di Tommaso Allan, meritatamente uomo del match e autore di due mete. Andiamo in vantaggio con un calcio proprio dell’apertura azzurra, ma alla prima occasione gli scozzesi affondano: scaliamo malissimo in difesa e Fraser Brown schiaccia vicino alla bandierina, Laidlaw non trasforma. Potrebbe essere l’inizio della fine, visti i poco incoraggianti primi minuti azzurri in ogni partita di questo Sei Nazioni. E però ci rialziamo subito: nei breakdown avanziamo, le collisioni sono tutte nostre, poi Allan finta l’esterno sui 5 metri e se ne va solitario in mezzo ai pali. Vendiamo praticamente la nostra metà campo e costringiamo i nostri avversari, grazie a una difesa finalmente avanzante, a passarsi palla e pressione. E, sugli sviluppi di una touche, marchiamo ancora: calcetto di Allan e Minozzi brucia tutti per il 17 a 5. La touche italiana su nostra introduzione funziona, Budd porta giù palloni capitali, ma la Scozia, dal canto suo, fa valere una maul paziente, operaia ma efficace: è John Barclay ad andare oltre al 25′ per il 17 a 12. due visite nei nostri 22, due mete. Manca ancora molto alla fine del primo tempo, ma ci salviamo con un tenuto nei nostri 5 metri. Avremmo pure l’occasione di marcare ancora, ma allo scadere una nostra scorribanda nei 22 è resa ingiocabile dalla difesa scozzese.
La ripresa, a sorpresa, ci vede addirittura accelerare: le collisioni sono tutte nostre, gli scozzesi perdono metri e, detto fra noi, prendono pure un sacco di botte. Ci viene annullata una meta a Negri per un in avanti di Bisegni su brutta esecuzione di Parisse (errore molto simile a quello di Cardiff), ma ci riprendiamo subito: gran corsa di Polledri, un 2 contro 1 come Dio comanda e Allan va oltre. L’Olimpico viene praticamente giù. La Scozia è alle corde, ma è una squadra cresciuta e ben più matura di noi. Passa un brutto quarto d’ora, ma quando si riprende ha il sangue freddo e la pazienza delle grandi squadre: due rolling maul si trasformano in altrettanti carrettini da 30 e più metri, segnano prima Maitland e poi Hogg. L’Italia è sulle gambe, non ha più il punch dei primi minuti della ripresa, ma ha il merito di guadagnare un calcio di punizione sui 10 metri scozzesi. Mancano 4 minuti al termine, Allan piazza e ci riporta in vantaggio. Quattro giri di orologio, però, sanno essere lunghissimi: calcio di punizione scozzese, touche e via di maul. Siamo costretti al fallo nei 22 metri, Laidlaw prende i 3 punti a un minuto e rotti dal termine. L’ultimo possesso è nostro, facciamo due fasi fatte bene, poi Steyn perde la palla in avanti e pone di fatto fine alla contesa. La Scozia vince un match da grande squadra, l’Italia smuove la classifica e porta a casa un punto. Magra consolazione, come magra consolazione a caldo sembrano i 60 minuti più belli dell’era O’Shea. La rabbia, quella di O’Shea e di Parisse, ma anche quella che regna al momento tra gli addetti ai lavori, è palpabile, ma mai come questa volta, mai come da due anni a questa parte si può dire che un futuro questa squadra ce l’ha. E non sono parole di circostanza.