Sabato a Firenza l’Italia batte la Georgia nel primo test match casalingo di novembre (vedi la gallery), dopo la debacle con l’Irlanda di Chigaco.
La nostra nazionale si impone 28 a 17 contro la Georgia, in una partita fisica e carica di significati.
Ecco le mie considerazioni a (semi) freddo.
Per iniziare abbiamo vinto! E le vittorie vanno sempre festeggiate (questo non me lo invento io, ma qualcuno che di rugby ci capisce molto più di me). Alcuni di noi, invece di festeggiare, stanno discutendo se effettivamente quella azzurra può essere considerata una vera vittoria o se lo scarto di soli undici punti non può considerarsi un successo per la nostra nazionale.
E’ vero che ci sono stati errori importanti: come la corsa di Castello che non “punta” la bandierina e viene fermato a pochi metri dalla meta, un paio di errori sull’uno contro uno che ci costano due mete avversarie (l’azione della meta di punizione georgiana nasce in questo modo) e i troppi turnover subiti, ma la vera notizia, però, è che la Georgia dimostra di non essere all’altezza delle squadre di Tier1.
Perché la sconfitta con l’Italia, sebbene ridimensionata nel punteggio, descrive una partita in cui i lelos non sono mai stati alla pari degli avversari, neanche in mischia chiusa, loro punto di forza riconosciuto. In touche, poi, l’Italia è stata abile a gestire i propri possessi e a rubarne un paio agli avversari, ad arginare i drive del pack georgiano (che da un certo punto in poi ha deciso di giocare rimesse veloci) e a guadagnare tanti metri in spinta.
Il punteggio poi, descrive l’andamento esatto della partita, con l’Italia in grado di portarsi sul 28 a 7 e con il tentativo della Georgia di riaprirla senza riuscirci (quante volte è capitato anche a noi di provare a recuperare uno svantaggio, elogiando poi la capacità difensiva degli avversari che non ce lo hanno permesso?) .
In ultimo, ma decisamente non per importanza, questa partita aveva un significato mediatico pesante come un macigno.
Negli ultimi anni la Georgia ha più volte richiesto a gran voce di entrare nel sei nazioni facendosi forza di prestazioni e risultati interessanti e dalle nostre parti, al contrario, arrivavano critiche che ci vedevano talmente indietro da non essere all’altezza dei lelos, tra le altre avanti a noi nel ranking. Al di là dell’ infattibilità di tale scenario (ricordo che il sei nazioni è un torneo privato) ne abbiamo sentite di tutti i colori: qualificazioni tra l’ultima del sei nazioni e la prima del sei nazioni b, fino al fatidico “facciamo un test match e poi vediamo”.
Beh, a conti fatti, una brutta Italia supera la Georgia, segna quattro mete, si scrolla dalle spalle anni di polemiche sterili e mette una pietra sul discorso Georgia nel sei nazioni.
In conclusione: questo è quello che pensavo saremmo stati dopo 20 anni di sei nazioni? Certo che no, siamo sicuramente indietro. Ma il bicchiere con cui brindo a questa vittoria ed esclusivamente per questa vittoria è mezzo pieno.
Sabato ci vorrà sicuramente un’altra Italia per battere l’Australia, ma questa è un’altra storia.