La nazionale italiana di rugby femminile, a oggi la più vincente nazionale di rugby di tutti i tempi, ha chiuso il sei nazioni 2017 a secco di vittorie, come non succedeva da tempo e dopo la scorsa edizione del torneo continentale chiuso con tre vittorie storiche.
Questo risultato negativo, come più volte ribadito, non è di certo frutto di un’ involuzione o di una qualche incapacità da parte delle ragazze o dello staff tecnico ( a cui personalmente farei statue e intitolerei vie, per il gran bene fatto al movimento), né tantomeno dovuto alle assenze o agli avvicendamenti tra le convocate, ma sostanzialmente dalla mancata preparazione con cui le ragazze si sono avvicinate al torneo.
L’Italia, infatti, è stata l’unica nazionale delle sei partecipanti a non aver giocato amichevoli pre sei nazioni, arrivando, quindi, in ritardo rispetto le altre squadre del torneo.
Bene, inutile ora continuare a rimurginare su eventuali errori commessi, ma se sbagliando si impara mi chiedo:
Quando la FIR renderà note le date dei raduni e delle amichevoli in vista dei mondiali di Agosto in Irlanda del nord?
Sarebbe assurdo mandare le ragazze a giocare senza alcuna partita sulle spalle e dopo mesi dalla fine del campionato italiano. Si ritroverebbero ancora una volta costrette a fare delle prime partite la fase di rodaggio, con la differenza che una sconfitta in un girone dei mondiali pesa ancora di più di una al sei nazioni, se si vuole provare a passare il turno.
E ancora:
Quale programmazione per il quadriennio prossimo?
Come spesso accade, dopo un mondiale c’è il bisogno di ricreare un gruppo, sia tra gli atleti sia tra lo staff e trovare i nuovi obiettivi a medio e lungo termine; insomma programmare il quadriennio successivo per continuare a crescere. La Scozia ha dato l’esempio di come una programmazione adeguata può portare a grandi miglioramenti e risultati (non batteva l’Italia dal 2009) e anche le altre nazioni hanno già in parte strutturato il lavoro che verrà svolto e spiegato l’investimento che verrà dedicato al settore femminile. Qui da noi, invece, tutto tace.
E’ il momento della svolta, il rugby femminile è arrivato al massimo risultato ottenibile con in mezzi che ha a disposizione, ora c’è bisogno di dare qualcosa di più a questo settore in termini di budget, struttura e rilevanza, altrimenti si rischia una lenta ma inesorabile involuzione.
@valeamodeo