Di Melita Martorana
Sabato gli All Blacks si giocano la partita dell’End of Year Tour. Se c’è una vittoria che deve essere riportata sugli annuari di mezzo mondo è proprio la vittoria di Twickenham.
In un anno di incertezze, la squadra di Scott “Razor” Robertson, additato a messia nel 2022 durante il periodo più buio della gestione Foster, non può mancare a fugare quei dubbi accavallatisi durante i test match di luglio e la sconfitta contro l’Argentina, cioè che questa è una squadra mediamente mediocre, fatta da giocatori mediamente mediocri se confrontati con nomi di anni fa.
Non fate male facce, non indignatevi per delega.
I kiwi, i neozelandesi sono i più aspri a criticarsi, e ragionevolmente lo fanno perché’ il rugby lo sanno analizzare meglio di chiunque altro, anche chi, all’apparenza, di rugby non dovrebbe saperne molto. Ed in questo esercizio masochista del puntare il dito, è stato ben evidenziato, dai primi di luglio ad oggi, come questi All Blacks rasentino un ricordo dei fasti di dieci anni fa. Ma è giusto che sia così, non si può certo pensare che il tetto del mondo sia sempre e solo dominato da una sola squadra, da una sola nazione, da un solo High Performance Programme.
Non stiamo dibattendo se questa sia una squadra che poteva perdere contro il Giappone, no, assolutamente no, e chi ha anche ipotizzato una sconfitta a Yokohama mentiva con la consapevolezza di mentire, ma la realtà dei fatti è che arrivati ora in Europa, gli All Blacks potrebbero affrontare uno degli autunni europei più insidiosi di sempre. Potrebbero uscirne fuori con tre sconfitte su quattro.
Stop, non vi alterate, con l’Italia c’è ancora un divario, e non sono gli All Blacks la partita che Gonzalo Quesada dovrebbe mettere sotto mirino, ma la prima quella contro l’Argentina che darebbe seriamente uno scossone al movimento e ribalterebbe il novembre azzurro in un inverno di sole e sorrisi sui campi di rugby di mezzo paese.
A luglio gli All Blacks hanno vinto, seppur a fatica, contro l’Inghilterra. C’è stato pure chi ha ipotizzato che almeno una delle due partite gli inglesi se la meritavano. Forse ci sta. Ma a Twickenham, gli All Blacks vanno per vincere, seppur non per convincere. L’ultima volta che hanno perso a Londra è stato nel lontano 2012, la prima volta che Beauden Barrett e Sam Cane hanno messo piede in Inghilterra con i compagni di nazionale. Per Cane un cerchio che si chiude. Da lì in poi un susseguirsi di vittorie (2013 22-30, 2014 21-24, 2018 15-16) alcune anche di fortuna – per esempio quella del 2018 dove eravamo presenti e ci siamo sentiti un po’ con la coda di paglia – fino al famigerato ‘25 all’ del 2022.
Si deve vincere perché’ poi Irlanda e Francia saranno un altro paio di maniche. L’Irlanda che ha vinto una partita contro i Campioni del Mondo a luglio, e la Francia che ha DuPont carico. L’Irlanda che vorrà rivendicare i quarti di finale dello scorso anno, e la Francia, che ha vinto gli ultimi due scontri diretti contro la Nuova Zelanda, entrambi a Parigi 2021 e 2023, l’ultimo la partita di apertura della RWC2023, vorrà continuare su questa nota (ricordiamoci che dal 2009 e al 2021 la Francia ha perso tutti i test match contro gli All Blacks, ben 14).
E poi l’Italia.
La formazione che ha scartato il Giappone come una caramella utilizzando solo il primo tempo – risultato irrilevante di una partita irrilevante – sarà probabilmente la spina dorsale di quella che il pubblico italiano potrà ammirare a Torino. Cosa potrebbe cambiare? I risultati delle tre precedenti. Se la Nuova Zelanda vince tre o due partite, la seconda squadra con le terze scelte in panchina farà il debutto allo Juventus Stadium. Se invece come temuto, perderanno due o addirittura tutte e tre, allora una seconda squadra con pezzi pregiati verrà schierata il 23 Novembre. L’Italia ha solo un obbiettivo da raggiungere giocare bene e contenere il tabellone dei punti, arginando l’attacco kiwi. Quesada che è uomo intelligente avrà ben studiato il Rugby Championship e le partite antecedenti al clash nostrano.
Vittoria? Secondo noi ci vuole ancora tempo, però magari 10 euro… perché’ no.