Archiviata la prima metà di stagione in Guinness PRO14 e in Challenge Cup con quattro vittorie e un pareggio all’attivo, le Zebre Rugby hanno osservato una settimana di riposo, riprendendo gli allenamenti alla Cittadella del Rugby di Parma nella giornata di lunedì scorso.

Sessioni di lavoro atletico, in palestra e in reparto a bassa intensità di contatto hanno caratterizzato la settimana dei multicolor che hanno potuto riabbracciare i quattro atleti precedentemente convocati al raduno della Nazionale Michelangelo Biondelli, Tommaso Boni, Renato Giammarioli e Marcello Violi.

I giocatori della franchigia federale torneranno in azione sabato 20 febbraio a Swansea contro gli Ospreys e chiuderanno la stagione regolare del Guinness PRO14 venerdì 19 marzo a Belfast contro l’Ulster.

Il ritorno in campo per questi ultimi quattro turni del torneo sarà però condizionato dall’assenza di diversi atleti Azzurri. Sono quattordici, in particolare, i giocatori della rosa allargata multicolor chiamati dal ct dell’Italia Franco Smith per affrontare il Sei Nazioni 2021, al via questo sabato alle 15:15 all’Olimpico col match inaugurale con la Francia.

A margine della giornata di lavoro odierna, il team manager delle Zebre Rugby Andrea De Rossi ha fatto un bilancio su questi primi quattro mesi di sfide tra campionato e coppa e parlato delle prossime settimane che ci accompagneranno all’epilogo della stagione 2020/21.

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Come è stato pianificato il lavoro in queste settimane che ci accompagneranno alla sfida in casa degli Ospreys, in programma sabato 20 febbraio? “E’ un momento di ritrovo in cui si cerca di dare risalto ai dettagli e al recupero dei giocatori infortunati o a quelli un po’ più stanchi. Cerchiamo di guardare le cose che non sono andate bene sin qui, lavoriamo molto sulle skills, facciamo più analisi video, tante riunioni individuali e in generale ci concentriamo con più calma sui dettagli senza avere quella frenesia che caratterizza le settimane degli impegni in campionato e coppa”.

Come valuti questa prima metà di stagione che, dopo un inizio difficile, ci ha visti crescere nel gioco e nei risultati? “Abbiamo chiuso questa prima fase abbastanza bene, peccato la partita con Edimburgo che per come si era impostata era alla nostra portata. Negli ultimi mesi abbiamo alzato l’asticella e i giocatori hanno preso coscienza della propria forza. Questa consapevolezza ci fa bene e sarà un’arma a nostro vantaggio in futuro”.

C’è qualche giocatore che quest’anno ti ha particolarmente impressionato per crescita e continuità nel suo gioco? “Di nomi ce ne sono tanti. A caldo mi viene in mente Pierre Bruno che sta disputando una stagione importante, mostrando il suo vero valore dopo un primo anno in cui ha fatto inizialmente fatica. Devo dire che anche Tommaso Boni sta avendo un buon rendimento costante, che è proprio quello che gli è mancato un po’ nell’ultimo anno e mezzo. Eduardo Bello è cresciuto molto e si è guadagnato un posto in prima linea dove c’è una bella competizione. Nicolò Casilio sta giocando di più, facendosi trovare pronto ogni qual volta ha avuto opportunità di impiego”.

Com’è la situazione in infermeria? A quando i primi rientri? “La situazione in infermeria va abbastanza bene e questa sosta ci sta dando una mano. Tommaso Castello è ancora fuori e speriamo di rivederlo presto: per ora sta continuando il suo lavoro individuale e alle volte si allena con la squadra ma con programmi diversi. Bisegni e Laloifi saranno fuori per lungo purtroppo, ma già contro gli Ospreys puntiamo a recuperare Nagle. Casilio e Tuivaiti dovrebbero rientrare tra qualche settimana, mentre Bianchi e Licata per un paio di mesi almeno”.

Sabato comincerà il Sei Nazioni con l’accesissimo derby latino tra Italia e Francia. Che partita sarà? “Io sono fiducioso: è un’Italia giovane e come ha detto Franco Smith serve tempo e serve prendere coscienza. E’ chiaro che nel Sei Nazioni si inventa poco e si gioca per vincere ogni partita. Non so se riusciremo a farlo con la Francia che secondo me è la squadra candidata a vincere il torneo, ma sono sicuro che lotteremo e gliela faremo sudare. In generale vedo dell’ottimismo e anche dei miglioramenti in questo gruppo”.

Che prospettive vedi per questa giovane Italia che sta pian piano costruendo la propria identità? “Quando si parla di giovani a questo livello serve tempo, fiducia e pazienza. Sono molto fiducioso perché ci sono veramente tanti giovani che stanno venendo fuori e c’è un lavoro che sta funzionando. Ci vuole un po’ di pazienza e perseveranza del lavoro, un’attitudine questa che a Franco Smith di certo non manca”.

Ad aprile i Nazionali rientreranno e inizierà la Rainbow Cup, l’inedito torneo a 16 squadre con le quattro massime franchigie sudafricane. Qual è il grande valore mediatico e sportivo che questo torneo può dare alle Zebre e all’intero movimento italiano? “E’ un’apertura che era abbastanza prevedibile oltre che annunciata negli anni passati. Credo che in futuro il torneo si espanderà ulteriormente, magari verso gli Stati Uniti o il Giappone perché no. E’ inevitabile che accada perché la ricerca di nuove entrate economiche è una costante, così come la competizione con squadre e Paesi così avanti dal punto di vista tecnico e del mercato”.