Di Lorenzo Cirri
Per prima cosa mi presento:
Sono anni ormai che mi occupo di rugby femminile, una dimensione che ho scoperto casualmente ma che ho amato fin da subito. Molti mi conoscono di persona, molti di più mi hanno visto in giro per i campi.
Sono impegnato sul campo come allenatore e mi sono divertito a creare Ladies Rugby Club, un punto d’incontro virtuale per tutti gli amanti del rugby in rosa o i semplici curiosi in cerca di notizie. Da tempo il mio portale collabora attivamente con NPR, ma da oggi abbiamo deciso di aumentare la nostra collaborazione con la creazione di questa rubrica.
“Un centimetro alla volta” titolo azzeccato per un movimento come quello femminile che ha fatto faticosamente tanta strada, ma che altrettanto faticosamente tenta di evolvere ancora e crescere all’interno di un universo ovale in costante trasformazione.
In questo spazio mi occuperò di questioni che riguradano il “nostro” ambiente, ma che non sono specificatamente tecniche, per quello rimane il mio portale: Ladies Rugby Club. Spero di essere divertente, di incuriosirvi o magari spingervi a riflettere su alcuni temi importanti. Grazie a voi che accompagnerete questa mia nuova avventura.
Per seconda cosa il primo articolo:
Recentemente, mi è capitato più volte (e non solo in Italia) di assistere a concitate discussioni sulla valenza del rugby 7s femminile.
La domanda che ho sentito fare più spesso è sostanzialmente questa:
“Con l’ingresso di questa variante del rugby alle olimpiadi di Rio nel 2016, molti stanno investendo esclusivamente sul rugby 7s per quanto riguarda il movimento femminile, questo danneggia lo sviluppo delle realtà femminili di rugby a XV?”
Sostenitori e contrari allo sviluppo del 7s sono equamente divisi, ma è innegabile che l’IRB nel prossimo quadriennio punti, se non esclusivamente, quasi totalmente allo sviluppo di questa variante del gioco per le ragazze. Basta vedere l’impegno profuso nella creazione delle Women 7s Series e di tornei 7s in tutte le zone del globo ed il numero (ridotto) di competizioni, o test-match internazionali a XV dell’ultimo biennio. Mi sono fermato un attimo ed ho voluto riflettere anch’io in proposito.
E’ evidente che l’idea che sta alla base dello “Strategic Plan” dell’IRB oltre che puntare dritta verso Rio 2016 (e questo è innegabile) dovrebbe/vorrebbe sviluppare il movimento dell’ovale in rosa anche in paesi che sono tradizionalmente lontani dalla cultura di questo gioco. Ci sono diversi esempi che avvalorano il pensiero dell’IRB, possiamo citare ad esempio Cina, Brasile e Tunisia.
Ma se è vero che in questi ed altri paesi il piano ha funzionato è altrettanto vero che solide realtà, o nazioni che avevano cominciato a sviluppare un buon movimento a XV, in un momento di forte crisi finanziaria come questo, hanno deciso di dirottare la quasi totalità dei fondi sullo sviluppo del 7s. Andiamo ad analizzare alcuni casi particolari:
1) In Spagna si è puntato molto sulla versione ridotta del gioco proprio in funzione delle Olimpiadi, col risultato che le giocatrici migliori sono state dirottate “d’ufficio” nel 7s, indebolendo e non poco la nazionale maggiore che nell’ultima Coppa Europa, ha rimediato una sonora batosta anche dall’Italia. Le giocatrici della nazionale 7s hanno un contratto semi-professionistico (a differenza delle nazionali di XV) e molto spesso non sono nemmeno a disposizione delle loro squadre di appartenenza.
Risultato: la Spagna è una nazione medio forte nel 7s femminile e potrà puntare ad una medaglia olimpica, ma la nazionale a XV che un anno fa batteva la Scozia e che era presente ai mondiali canadesi del 2006 è adesso molto lontana dal poter ripetere prestazioni simili. Le università stanno progressivamente smettendo di creare squadre a XV per puntare esclusivamente sul 7s, emblematici i casi di Valencia e Barcellona (in quest’ultima città siamo passati da quattro squadre a XV ad una sola, mentre sono nate sei quadre di rugby 7s).
2) Germania ed Olanda che erano fino ad un paio di anni fa nazioni di seconda fascia di buon livello, hanno completamente smesso di far giocare le loro rappresentative a XV per puntare solo ed esclusivamente al 7s. In Olanda le giocatrici di 7s sono state messe sotto contratto e sono state tolte del tutto alle loro squadre di appartenenza. Se in Olanda il campionato a XV continua a vivacchiare, in Germania si sta riducendo il numero delle squadre. L’Olanda nell’ultimo anno ha fatto un’unica partita con la nazionale a XV, la Germania ha invece ufficialmente dichiarato che l’attività della nazionale a XV è stata sospesa per i prossimi due anni… poi si vedrà.
3) Il Giappone, che aveva sviluppato un buon movimento a XV legato alle università e stava lentamente crescendo a livello di nazionale, tanto da arrivare a giocare alla pari con le fortissimi (in Asia) kazake, ha visto nell’ultimo anno trasformarsi quasi tutte le squadre di rugby a XV in squadre di rugby 7s. E’ vero, il livello del 7s è molto cresciuto nell’ultimo anno, ma la nazionale a XV (che adesso fa sporadiche apparizioni) si è rapidamente impoverita tecnicamente (e pure a livello di materiale umano e non solo).
Questi sono tre casi emblematici, ma se avete tempo e voglia potrete trovarne in giro molti altri, il Kazakhstan (che ha partecipato agli ultimi mondiali di Londra 2010), l’Uganda o tutta l’Europa dell’Est dove si è volutamente scelto di sviluppare (o provare a farlo solo il 7s).
E’ vero che sono i numeri, la cultura del gioco e le carenze strutturali che molto spesso dettano le decisioni, ma non mi stupisce il fatto che in molti (troppi) si siano fatti abbagliare dal sogno olimpico (con relativo ritorno d’immagine e soldi).
Amo il 7s che ho giocato e continuo con molto piacere a giocare, ma è innegabile che XV e 7s siano tanto simili quanto diversissime versioni del nostro bellissimo gioco.
Anche l’Italia sta muovendo, soprattutto per il rugby in rosa, i primi passi dentro questa versione del gioco, con il progetto “Minerva” ed il “Progetto Pilota” che dovrebbero portare a breve a creare un vero e proprio movimento 7s anche qui da noi.
Ma con quali risultati? Una più rapida affermazione del gioco, o un ulteriore limite allo sviluppo di un campionato a XV ben strutturato? A voi trarre le conclusioni…