Di Valerio Amodeo

Terminate le elezioni federali, si ritorna a parlare di rugby, quello vero. Quello che va oltre la politica e che rappresenta tutto quello di cui si è ampiamente dibattuto durante la lunga campagna elettorale: rifondazione e riorganizzazione, partendo dalla base…dai giovani rugbisti.
Voglio soffermarmi in particolare sull’argomento minirugby e sul rugby di base, che in più occasioni è stato argomento di dibattito unito e contrapposto, per la sua importanza, alla figura delle franchigie e della nazionale.
Le domande che ne derivano sono semplici e dirette: quale importanza ha, oggi, il rugby di base, e quanta deve averne in futuro? E, soprattutto, in che modo il settore propaganda può essere d’aiuto all’evoluzione del rugby nel nostro paese?
Prima di dare una mia personale risposta a questa domanda è necessaria una premessa.
Negli ultimi anni il sistema rugby è molto cambiato, non solo a livello mediatico e societario, ma anche tecnico. Gli allenatori e i preparatori, in molti casi sono evoluti come il gioco, grazie anche al lavoro di formazione fornito dalla FIR.
Questo “improvement”, però, ha toccato soprattutto il rugby “dei grandi”, per capirci, dalla categoria Under 16 fino alle seniores. Il minirugby invece, per quanto cresciuto, è rimasto un po’ indietro.
Uno dei motivi è senz’altro quello economico. Gli allenatori del minirugby sono spesso giovani o appassionati, che percepiscono un semplice rimborso spese, a causa anche delle difficoltà economiche che le società affrontano ogni stagione.
Un’altra motivazione, ahimè più grave, è che il minirugby è bistrattato. Ossia capita che gli allenatori si sentano tali solo allenando le categorie maggiori o le seniores, vedendo nella figura dell’educatore solo un punto d’inizio, un qualcosa di poco interessante e poco fruttifero per la loro carriera, sia da un punto di vista economico che professionale.
Sono invece dell’idea che sia proprio in questo settore che le società dovrebbero investire, seriamente. Spesso, infatti, arrivano nel rugby giocatori poco evoluti o comunque lacunosi sul piano fisico, tecnico e attitudinale. Credo, quindi, si debba investire soldi ed esperienza nel mondo del minirugby. Allenare un bambino, sempre e comunque attraverso il gioco e il divertimento, fornendogli capacità appropriate fin dall’inizio, possono migliorare notevolmente il suo percorso di atleta ed anche il lavoro dei tecnici delle categorie superiori, spesso costretti a recuperare quel background necessario per giocare, con la conseguente impossibilità di dedicare il tempo necessario a lavori qualitativamente superiori che dovrebbero essere trattati in quella categoria.
Il mio parere è di investire nel minirugby attraverso, magari, una migliore formazione dei tecnici (il primo momento insegna davvero poco e permette già di allenare) e un maggiore investimento da parte delle società. Alcune lo stanno già facendo, con ottimi risultati (penso ad esempio alla Capitolina Rugby Roma), e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Inoltre, essere un bravo e capace allenatore di minirugby non è per nulla diverso rispetto a essere un bravo e capace allenatore di serie A o eccellenza. Sono due figure molto importanti cui si chiedono lavori e obiettivi diversi. Penso, anzi, che un tecnico della propaganda in grado di comunicare tutte le informazioni e le capacità necessarie ai propri ragazzi, svolga un lavoro più complesso rispetto a un coach abituato a lavorare con professionisti o comunque con uomini formati.
Per rispondere con completezza alle domande poste in precedenza, termino dicendo che migliorare la formazione dei ragazzi, dal minirugby, porterà alla nascita di un maggior numero di giocatori italiani di qualità che potranno inverdire le rose delle franchigie e della nazionale, aumentando, in generale, il livello di tutti i campionati. Potrebbe essere un mezzo per cominciare ad avere un maggior numero di ragazzi italiani nell’alto livello, senza bisogno di imporre “ aperture italiane” o ricorrere a stranieri (non vedeteci una polemica sugli oriundi che non c’è). Quindi, investiamo nella propaganda, non pensiamo al minirugby come un semplice passaggio, ma come il momento di apprendimento più importante della carriera di un rugbista, considerando anche che è la fase di maggior apprendimento per i ragazzi.