Non ci poteva essere luogo più iconico del Campidoglio per battezzare i Lupi. O meglio, per restituire all’attività una selezione che ha fatto la storia del rugby italiano. Una selezione nata alla fine degli anni 70 con l’obiettivo di offrire un palcoscenico internazionale ai giocatori del centro-sud Italia e che oggi rinasce sotto la bandiera riunita delle società laziali di Serie A Elite e Serie A: Fiamme Oro, Civitavecchia, Primavera, Rugby Roma, Lazio, Capitolina e Villa Pamphili. Sistemata nelle scorse settimane la questione tecnica, composto lo staff che ha già diretto il primo allenamento con la prima rosa di giocatori candidati per entrare nella lista dei 23 giocatori che saranno convocati per il Trofeo Orsi di Madrid (8 giugno), oggi in Campidoglio sono state le istituzioni, politiche e sportive, a benedire i Lupi: dal padrone di casa, l’assessore allo sport Alessandro Onorato per Roma Capitale, il vicepresidente della Federugby Antonio Luisi, il presidente del comitato regionale FIR Lazio Maurizio Amedei, lo storico vicepresidente dei Lupi Gherardo Sassoli, il delegato Alessandro Cochi per l’assessore sport Elena Palazzo della Regione Lazio. Con loro i due sponsor che hanno affiancato da subito l’avventura dei Lupi: l’imprenditore Alessio Bizzaglia (azienda leader nel settore della raccolta e smaltimento rifiuti settore sanitario) e Andrea Camilletti per ADJ (il brand italiano che offre la più completa gamma di prodotti per l’informatica).
Gherardo Sassoli: “Rappresento e riporto il saluto del presidente Franco Gargiulo, nell’augurio che attraverso questo primo torneo si possa rilanciare a livello nazionale e internazionale il nome dei Lupi. Questa selezione nacque per unire in amicizia giocatori dell’Italia del centro-sud seguendo quell’impronta che in quegli anni era stata impressa da tanti altri super club internazionali. L’obiettivo è che a questo torneo possa seguire l’organizzazione di molti altri eventi”.
Alessandro Onorato: “Roma è da sempre la città del rugby. Esiste un rapporto fortissimo tra il nostro territorio e questo sport: la città di Roma ha tanti problemi, ma anche tanta forza e riuscendo a canalizzarla può aprire ad opportunità uniche per tutti. Nel caso della rinascita della selezione dei Lupi, si dimostra che con una visione alta, approccio necessario quando si parla di sport, si può decidere di unire le forze per fare sistema. Siamo felici di questa iniziativa, proprio perché spinge all’unione. L’esperienza dei Lupi, inoltre, potrà rappresentare uno stimolo per aprirci verso una visione nazionale e internazionale più ampia, per unire le forze anche sulla questione legata all’impiantistica, che se potrà ambire a svilupparsi in maniera più efficace se oltretutto potrà godere dell’appoggio di una federazione blasonata come la FIR”.
Maurizio Amedei: “Finalmente ci siamo! Il nostro è stato un lavoro che ha coinvolto tutto il tutto il movimento rugbystico romano e laziale, perché l’idea alla base è quella di poter riuscire a sviluppare la nostra programmazione al fine di disegnare un’identità attraverso la quale questo territorio possa sentirsi rappresentato. Siamo partiti dalla base, dal lavoro dei club che con grande fatica costruiscono giovani giocatori, ma che poi per mancanza di opportunità di alto livello sono costretti ad andare via. Ci hanno sempre detto che a Roma non era possibile riunire i nostri club: non solo l’abbiamo fato, ma ci siamo riusciti perché loro lo hanno voluto. Oltre a fra crescere questa selezione dal punto di vista tecnico, l’obiettivo è avvicinare il mondo imprenditoriale”.
Antonio Luisi: “La selezione dei Lupi degli anni 70 rappresentava un movimento che aveva fame di confronti internazionali. Si era iniziato un percorso, che poi con l’istituzione della Coppa del Mondo nel 1987 e successivamente con l’ingresso dell’Italia nel Sei Nazioni nel 2000, per ovvie motivazioni legate a un calendario divenuto molto fitto, fu inevitabilmente accantonato. Oggi, però, considerando un movimento globale e nazionale in continua evoluzione, questo percorso intrapreso e che si riallaccia a quel glorioso passato, è quello giusto. E la FIR sosterrà con attenzione questo progetto”.
Alessandro Cochi: “L’unità d’intenti dimostrata dalle squadre romane nel favorire la rinascita dei Lupi, può essere da esempio anche per noi della politica. I Lupi rappresentano infatti un progetto di discontinuità, dove il valore massimo espresso è dato dalla sinergia che unisce i club qui rappresentati, oltre che ritorno a una visione più vicina allo sport di base, quello che viene portato avanti dalle società laziali giorno dopo giorno. La volontà è quindi quella di riportare i Lupi la dove si erano fermati nel 1997, con coraggio, ardore e contenuti”.
Alessio Bizzaglia: “Arrivo da uno sport che è anche la mia passione, il calcio, ma ho abbracciato nel frattempo tante altre discipline, di cui ci siamo tutti innamorati. Poi è arrivato il rugby, che mi ha letteralmente rapito, per tutto quello che rappresenta, sul campo e nel contorno. E’ uno sport che viene praticato e seguito davvero con il cuore. E gli imprenditori, va ricordato, quando investono nello sport, lo fanno prima di tutto per passione e amore. Io ci sarò sempre per i Lupi, per fare qualcosa di ancora più grande”.
Andrea Camilletti: “In ADJ condividiamo gli stessi valori del rugby e proprio al rugby ci ispiriamo nella nostra filosofia di lavoro di squadra. Siamo un partner storico della Rugby Roma e abbiamo voluto affiancare i Lupi in questa avventura perché, proprio come loro, che nascono per rappresentare con un unico stemma e un’unica maglia le società romane e laziali, anche noi pensiamo che l’unione possa portare un arricchimento di conoscenze e competenze dei singoli, che siano individui o realtà. Noi facciamo business, ma proprio come nel rugby, a guidarci sono il lavoro di squadra e i principi etici”.

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