Di Emilia Forlani
Premessa: non sono tifosa di calcio, quindi quello che sto per scrivere esula da qualsiasi considerazione sull’argomento e sulle squadre citate.
Sono reduce da due partite delle Autumn Nations Series vissute da volontaria FIR: i miei caps ormai si aggirano a spanne attorno ai 50 direi, di cui 30 al 6 Nazioni, quindi ho una discreta esperienza delle dinamiche e degli spazi degli stadi, soprattutto di quelli dedicati ai media, ma non solo.
Domenica 17 si è giocata al Ferraris di Genova Italia-Georgia e, sei giorni dopo, allo Juventus Stadium, o Allianz, o come si chiama, la partita-evento tra Italia e All Blacks: difficilmente poteva capitare una sequenza così stridente per quanto riguarda gli stadi.
Marassi, insomma, il Ferraris, è uno stadio estremamente affascinante e con una visuale e un colpo d’occhio forse unici: sta lì in mezzo ai palazzi, sembrando esso stesso quasi un condominio, rettangolare, con gli spalti stretti sul campo, con le curve che non sono curve ed infatti si chiamano Gradinate. E’ il più antico impianto calcistico d’Italia attivo al 2024, essendo stato inaugurato nel 1911. Ristrutturato in modo importante a fine anni ’80 per essere uno degli stadi del mondiale di Italia ’90, praticamente lì si è fermato e dimostra tutti questi trentaquattro (sigh) anni e una manutenzione onestamente carente: bagni orripilanti, incuria, spazi stampa e spogliatoi francamente impresentabili in uno stadio importante nel 2024. Si potrebbe anche tenere una conferenza sul tunnel che passa sotto al campo per collegare la tribuna stampa che è su un lato con la sala stampa che è dall’altra parte, perfetto esempio della convivenza con i problemi di spazio con cui chiunque vive a Genova e in Liguria fa i conti ogni giorno.
Ho letto molte lamentele da parte di amici e contatti social che sono stati a a vedere Italia-Georgia e ne sono molto dispiaciuta: non sono genovese ma vivo a Genova da tanto tempo ormai e amo la città. Un diffuso coro di “sì, bella la visuale, ma…”. Lo stadio è di proprietà del Comune di Genova, periodicamente si sente parlare del fatto che le due società di calcio vorrebbero costruirsi i loro stadi altrove (ma o li fanno galleggianti o li fanno su per i monti) ma, onestamente, a me sembra più che altro che nessuno voglia tirare fuori le palanche.
Come lo stadio, è stato purtroppo sotto tono in generale l’evento: la partita con l’avversario con meno appeal, di domenica pomeriggio, con tutti i campionati nazionali in campo e a sole due ore e sei giorni di distanza dalla partita di Torino, con il risultato di uno stadio palesemente troppo grande per questo incontro e pieno per meno di metà nonostante l’ottima risposta dei genovesi che, per i motivi appena detti, sono stati la quasi totalità degli spettatori. Peccato.
Sei giorni dopo, appunto, a Torino, l’Allianz Stadium (ormai Allianz sponsorizza penso la metà degli stadi del mondo, ma non quello di Genova purtroppo) ospita, per la prima volta da quando è stato inaugurato nel 2011, una partita non di calcio: Italia-All Blacks. Quindi un Evento ancora più Evento di quanto lo è sempre la venuta dei Tuttineri alle nostre latitudini.
Tutti sappiamo chi è il proprietario dell’impianto: la Juventus Football Club. Infatti, al netto della sponsorizzazione, lo stadio si chiama Juventus Stadium. Anche qui c’entra Italia ’90 ma in modo assai diverso: i mondiali avevano lasciato in eredità lo stadio Delle Alpi, con la pista di atletica e molto poco apprezzato, che è stato demolito quasi per intero per lasciare spazio al nuovo stadio. Anni di trattative, architetti di grido, 155.000.000 di Euro ed ecco nascere un nuovo e magnifico stadio che sembra inaugurato ieri e non tredici anni fa.
Troppo facile dire che ha tutto quello che non ha Marassi e che non hanno quasi tutti gli stadi italiani: una manutenzione impeccabile, spazi ampi e accessibili, aree media e Hospitality a cinque stelle, un colpo d’occhio quasi da palazzetto dello sport, una visibilità perfetta e un sistema di entertainment da stadio USA, tra acustica, dj e giochi di luci, il tutto tirato a lucido. Ovviamente è tutto bianconero, quindi immagino che per gli appassionati di rugby non juventini non sia stato facile entrare ma sono anche sicura che tutti saranno rimasti colpiti dall’impianto, anche se non lo ammetteranno mai! E’ sicuramente lo stadio italiano più simile ai grandi stadi moderni che punteggiano l’Europa (e che si chiamano quasi tutti Allianz probabilmente) e dove si gioca sì a calcio ma, soprattutto in Francia, anche abbondantemente a rugby (Parigi, Lione, Marsiglia e Nizza i primi che mi vengono in mente e dove sono stata).
Non avevo mai visto tanti ascensori in uno stadio, tutti tenuti come quelli di un hotel. Del resto, la sala stampa è al livello 2 e la tribuna stampa al 6 e in mezzo ci sono saloni hospitality e sky box in abbondanza (al 3 e al 4) e gli uffici della Juve (al 5).
Diciamo che neanche il glorioso Stadio Olimpico di Roma, casa dell’Italrugby, esce benissimo dal confronto: anche lui inizia a dimostrare tutti i suoi anni e ha il grande problema della visibilità dalle curve, che è praticamente nulla per via della distanza siderale dal campo. Certo, i pini marittimi e i marmi attorno non li ha nessun altro e il suo colpo d’occhio esterno rimane unico al mondo e ti apre il cuore.
Lo stadio romantico colpisce le emozioni in modo più profondo, si respira, si vive in modo più intimo, si guarda la partita e si maledicono le magagne. Lo stadio strafigo ti travolge, ti colpisce, ti diverte, ti frulla, ti fa sentire non a una partita ma a un evento.
Dopo due partite, due presentazioni, un po’ di pagelle, tante persone, tanto rugby e tante cose belle, ora dormo un paio di mesi e ci si vede al 6 Nazioni!