La cenerentola del Sei Nazioni è più forte della dominatrice incontrastata del Rugby Europe Championship. È questo il verdetto che può essere emesso al termine degli ottanta minuti di rugby visti a Firenze tra Italia e Georgia. Gli azzurri battono i Lelos al termine di una partita nata male, messa a posto per bene e complicatasi nel finale. Il 28 a 17 finale, però, non deve trarre in inganno: gli uomini di O’Shea, pur non autori di una prestazione da scolpire su pietra e da consegnare ai posteri, si sono dimostrati nettamente superiori ai propri avversari, apparsi fieri e irriducibili, ma tecnicamente ancora acerbi per poter irrompere nel gotha del rugby europeo. Certo, Milton Haig fa bene a chiedere a gran voce l’allargamento del massimo torneo continentale ai suoi ragazzi, ma certe dichiarazioni baldanzose e al limite dell’irridente, almeno per oggi, sono state rispedite al mittente.
Certo, in casa nostra ci sono alcune cose da rivedere. Una indisciplina che a volte risolve i problemi avversari senza colpo ferire, per esempio. Qualche amnesia difensiva che, contro avversari più scafati e tecnicamente evoluti, potremmo pagare a carissimo prezzo, si vedano per esempio certi accentramenti troppo azzardati di Benvenuti (che è appunto un centro e non un’ala). Una cronica incapacità di chiudere definitivamente un incontro quando è il caso di farlo, come quando Castello non è riuscito a regalarci una meta già fatta. Una brutta giornata al piede di Tommy Allan, che ha lasciato per strada 6 punti non del tutto impossibili. Un finale votato al sacrificio e alla sofferenza dopo la meta tecnica assegnata ai georgiani per un placcaggio senza palla di Benvenuti. Sacrificio e sofferenza evitabili, ma che non hanno portato ulteriore fieno nella cascina avversaria.
Non sono mancate però le cose buone. Uno studio minuzioso ed efficace dell’avversario, volto a disinnescare una dopo l’altra tutte le certezze del gioco georgiano. O’Shea e gli azzurri hanno fatto bene i compiti per casa, in primis limitando di molto la superiorità della mischia avversaria, vero punto di forza dei Lelos. Certo, si è sofferto e pure parecchio, ma le prestazioni di Lovotti e Ghiraldini sono da encomio. La maul a tratti è sembrata quella dei bei tempi, ma ancora più esaltante è stata la difesa da maul, con i nostri avversari costretti ad aprire subito il pallone per evitare il turnover. Le nostre terze linee per lunghi tratti hanno sovrastato i diretti avversari: per fermare Polledri ci volevano sempre due o più avversari, Negri ha portato la sua croce e pure quella di qualcun altro, Steyn era praticamente ovunque. Menzione d’onore per il nostro numero 8 di giornata, giustamente premiato come Man of the Match: non era facile sostituire un mostro sacro come Sergio Parisse in un incontro del genere. Da segnalare pure la bella prova di Tito Tebaldi e quelle discrete di Michele Campagnaro e Luca Sperandio.
Quel che è certo è che abbiamo dato un segnale: il 6 Nazioni ci vedrà pure spesso in difficoltà, ma al momento la differenza con la più referenziata pretendente ai massimi livelli ovali europei è ancora netta. A Padova fra sei giorni arriveranno i Wallabies, sconfitti per 9 a 6 dal Galles a Cardiff al termine di un match combattuto e sempre in bilico. Un’altra vittoria in questo novembre ovale sembra un miraggio pure un po’ fumoso, ma staremo a vedere se anche questa settimana riusciremo a fare per bene i compiti per casa.