Sopravvissuto agli attacchi degli estremisti islamici a Parigi nel novembre 2015, l’oramai ex rugbysta del Mogliano si racconta, ci racconta parte della sua vita. Prima e dopo gli attentati.
Tutti ci ricordiamo dell’attacco del 13 novembre 2015 al “Bataclan” di Parigi. Quella notte, in realtà, gli obiettivi presi di mira dagli estremisti islamici furono diversi, ma tutti concentrati nella regione dell’Île-de-France. Alla fine si sono contati centotrenta morti e circa trecentocinquanta feriti, in modo più o meno grave. Tra quest’ultimi c’era anche Aristide Barraud, una delle promesse del rugby transalpino.
Aristide all’epoca aveva ventisei anni e da poco più di due anni si era trasferito in Italia. Giocava nel Mogliano, in Top 12, e prima, in Francia, aveva vestito le maglie del Massy, dello Stade Français e, in Italia, del Lyons Piacenza.
Quella maledetta sera lui è davanti al ristorante “La Petite Cambodge”, con gli amici e la sorella. Le pallottole gli fratturano diverse costole, gli perforano un polmone, gli sbriciolano una caviglia. Arriva in ospedale che è in condizioni disperate, al punto che i medici preferiscono prestare le prime cure agli altri feriti, “tanto per lui c’è poco da fare”. E invece Aristide tiene duro, viene operato e si riprende. E vuole ricominciare a giocare. Sei mesi dopo torna a Mogliano e inizia ad allenarsi. Ma il rugby è uno sport di contatto e gli scontri, anche in allenamento, sono duri. E così, seppur a malincuore, decidere di appendere le scarpe bullonate al chiodo.
Torna in Francia e nell’ottobre 2017 esce, per le “Édition du Seuil”, Mais ne sombre pas, un libro nel quale racconta la sua vita, quella prima degli attentati e quella di dopo.
«Ho scritto Mais ne sombre pas soprattutto in Italia, dove ho trovato la pace per lasciar venir fuori quelle parole, quelle frasi, accettare la fine della mia carriera e il ribaltamento in una nuova esistenza. L’ho fatto circondato da molta amicizia e gentilezza, accompagnato da testimonianze e messaggi di sostegno. Ho voluto restituire tutto ciò in ogni parola di quel libro. Alla sua uscita in Francia il libro ha ricevuto una grande accoglienza di critica e mediatica. Ma non è mai stato tradotto in italiano e questo ha rappresentato per me, fino ad oggi, una grande frustrazione. Perché i miei amici, la mia famiglia italiana, così presente in queste pagine ed essenziale per quest’opera, non hanno mai potuto scoprirlo».
«Qualche mese fa Operaincerta ha contattato la mia casa editrice francese per acquistarne i diritti, precisando che si trattava di una “piccola” casa editrice ragusana. Ma a me piacciono le piccole case, le persone e le piccole storie, perché è con loro che si fanno grandi cose. E, soprattutto, mi offriva la gioia di dare questo libro a coloro ai quali lo avevo destinato. Questo libro mi ha salvato e nel quale ho messo tutto il mio cuore, e il mio cuore è sia in Francia che in Italia. Con l’edizione italiana, che sarà ufficialmente pubblicata l’11 settembre, si ritrova finalmente intero e felice. Non avrò mai abbastanza parole per ringraziare la mia famiglia italiana, il rugby italiano e soprattutto i due club che sono sempre nel mio cuore, i Lyons Piacenza e il Mogliano Rugby. Siamo ciò che ci accade e quello che ne facciamo».
Ma non affondo sarà presentato a Ragusa, alla presenza dell’autore, l’11 settembre, presso il teatro Ideal. Il 12 sarà poi presentato a Palermo, il 13 a Siracusa e Catania, il 14 a Enna e Caltanissetta. Tutte le presentazioni hanno il patrocinio del Comitato Regionale Siciliano della Federazione Italiana Rugby.
Altre presentazioni sono in programma nel mese di ottobre.