Daniele Mazziotta, responsabile dell’attivita’ Centro Sud della Lega Italiana Touch Rugby ha incontrato tre dei giocatori della nazionale italiana che ha disputato gli Europei di Anglet di beach rugby nella versione al tocco. Ecco la sua intervista:
Sono quasi le diciotto e trenta quando arrivo alla caserma S. Gelsomini, dove si allena la squadra delle Fiamme Oro Rugby.
Qui incontro Ettore Boarato, Simone Marinaro e Morgan Vassallo, tre dei giocatori della nazionale Italiana che hanno disputato gli Euro Beach Cup di Anglet.
Comodamente seduti nella club house della squadra iniziamo la nostra amichevole chiacchierata.
D: Per prima cosa vi chiederei di raccontarci come e’ avvenuta la convocazione
R: La convocazione è arrivata da parte dell’allenatore della nazionale Luca Martin e dal dirigente Vincenzo di Masi, che già ci conoscevano sia per averci visti giocare con le Fiamme Oro durante ilcampionato d’Eccellenza sia perché Morgan (Vassallo ndr), aveva preso parte anche alla prima edizione degli Euro Beach Cup di Anglet, mentre Simone (Marinaro ndr) è stato membro dell’accademia “Ivan Francescato” dove Di Masi era dirigente.
D: Com’era strutturato il torneo di quest’anno?
R: Il primo giorno si sono giocate le qualificazioni con una struttura a due gironi da cinque squadre l’uno.
Dopo questa prima fase di scontri diretti ed incrociati tra i due gironi per stabilire la classifica finale generale si sono svolte le semifinali e le finali in cui ci siamo piazzati secondi. Abbiamo perso con i padroni di casa francesi.
Il torneo vedeva anche una sessione dedicata alle squadre femminili, a quelle di bambini, e alle squadre “aziendali”oltre alle squadre formate da ex giocatori chiamati VIP tra le cui fila si è vista una squadra formata da tutti ex All Blacks che avevano giocato in Francia.
anglet2013
D: Qual è l’impressione che avete avuto da questa esperienza, come erano organizzati?
R: Il torneo era ben organizzato, le tempistiche era studiate in modo ottimale per permettere il giusto riposo delle squadre, l’ambiente era quello che si respirava durante le partite di rugby e nei tornei di beach rugby. Tutto era ben curato e seguito da un folto pubblico. L’unico neo a dirla tutta stava nel fatto che in tre giorni non hanno mai bagnato il campo, vi assicuro che la sabbia era davvero rovente!
In conclusione comunque una bella esperienza internazionale.
D: Qual è stato l’impatto che avete avuto con questa variante del rugby? Lo avevate già praticato?
R: Ettore e Morgan ci avevano gia’ giocato durante qualche torneo estivo ma per me (dice Simone ndr) questa e’ stata la prima volta.
E’ una versione bella da giocare ma ad alti livelli come quelli che abbiamo trovato in Francia ci vuole una buona preparazione fisica e una forte tecnica di gioco.
Sebbene ci siano grandi differenze dal rugby al placcato al quale siamo ovviamente abituati non è stato difficile adattarsi.
D: Cosa pensate dopo questa esperienza del touch rugby dell’International Rugby Board?
R: E’ un gioco semplice da giocare con gli amici, ma quando il livello sale e vai ad affrontare altre nazionali ti accorgi di quanto possa diventare tecnico e non e’ per niente banale.
Può essere anche un ottimo mezzo per tutti coloro che vogliono avvicinarsi al rugby, per chi non può più giocare ma non vuole rinunciare al mondo della palla ovale o anche più semplicemente per chi vuole divertirsi con gli amici facendo un po’ di sport, insomma uno sport che giocato a diversi livelli può diventare tranquillamente il calcetto del rugby.
D: Quali sono le differenze che avete riscontrato tra il rugby tradizionale ed il touch rugby IRB, a parte quelle ovvie di regolamento?
R: Sono molto diversi il rugby ed il touch rugby IRB (in particolare il beach touch rugby). Le differenze principali sono tecniche ed atletiche.
Le differenze tecniche si trovano nella mancanza del placcaggio e della possibilità quindi di romperlo per guadagnare qualche metro.
Questo porta ad un uso maggiore dell’offload, delle finte e dei cambi di direzione per poter creare una superiorità numerica che è l’unico mezzo per superare la difesa, questo obbliga anche a sviluppare un ottima visione del gioco, tanto che una delle caratteristiche richieste dal ruolo di mediano utili nel touch rugby è la visione di gioco, anche più della gestione del pallone (nelle file delle Fiamme Oro Boarato gioca come mediano d’apertura, mentre Marinaro e Vassallo come mediani di mischia, anche se quest’ultimo può ricoprire entrambi i ruoli ndr).Nel touch rugby IRB la tecnica ha un importanza fondamentale, vista la mancanza di contatto fisico.
Per quanto riguarda le differenze a livello atletico, il touch rugby risulta un gioco molto più veloce e
dinamico e questo richiede al singolo giocatore una maggiore capacità di gestire le proprie risorse fisiche sia nella singola partita sia sull’intera durata del torneo.
L’impegno fisico richiesto alla fine è notevole e per poterlo giocare ad alti livelli è necessaria una buona preparazione atletica.
D: L’Italia ha chiuso, con un ottimo secondo, dietro la Francia padrona di casa. Come sappiamo la Francia è una delle potenze del rugby e all’avanguardia nel touch rugby IRB. Qual’è il gap che ci separa dai nostri “cugini d’oltralpe”?
R: La Francia è ad un altro livello, superiori a tutti gli altri. Basta pensare che la nazionale ha alle spalle un vero e proprio campionato da cui derivano i giocatori che hanno partecipato agli europei. C’è però da dire che la nazionale italiana si è ritrovata in un solo raduno prima della partenza per gli europei allenandosi sull’erba invece che sulla sabbia. Sicuramente se ci fosse stata l’opportunità di fare un maggior numero di ritiri per permettere una migliore conoscenza tra i giocatori tra loro e con il gioco, e la possibilità di allenarsi sulla sabbia la finale sicuramente avrebbe avuto un esito differente.
D: Secondo voi e’ possibile uno sviluppo del beach touch rugby parallelo al beach rugby al placcato in Italia?
R: Certo! il beach touch rugby è un ottima alternativa al beach rugby placcato per tutti coloro che amano il clima e l’ambiente del beach rugby, ma non possono o non vogliono giocare il rugby da spiaggia. Inoltre sarebbe una cosa nuova e divertente che potrebbe richiamare anche molti neofiti.
Io credo proprio ci giocherei (dice Morgan ndr), perche’ no? credo piacerebbe a tutti e tre rivedere quello che abbiamo visto in Francia sulle spiagge italiane (Simone ed Ettore concordano ridendo ndr).
D: Quindi oltre che con la nazionale italiana giochereste anche qualche torneo di touch rugby IRB estivo, come per esempio i nostri tornei della solidarieta’, con le vostre squadre?
R: Si certo, piu’ che volentieri!
D: Allora ci vedremo in campo, in bocca al lupo per i vostri prossimi impegni di campionato!
R: A presto e Grazie
Daniele Mazziotta
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Lega Italiana Touch Rugby