Allora, due gare su tre le ho viste dal vivo. Nel complesso l’Italia ha portato a casa il minimo sindacale: con la Georgia si doveva vincere e si è vinto, anche se con grande fatica, mentre con l’Argentina si poteva puntare a fare qualcosa in più, ma l’approccio mentale è stato sbagliato e abbiamo pagato caro l’errore. Con la Nuova Zelanda, risultato a parte perchè abbiamo comunque perso, abbiamo dimostrato di poter competere, mettendo sul campo una gara di grande carisma e determinazione. Sono, quindi, più le note positive o quelle negative? Io voglio guardare a quello che di buono abbiamo fatto. Per questo, secondo me, ecco una lista di punti che potrebbero farci vivere il prossimo Sei Nazioni con grande entusiasmo.

– Tommaso Menoncello: facciamolo subito Papa o qualcosa del genere. Rappresenta per me un giocatore completo. Fisico, determinato, arrembante in attacco e una garanzia in difesa. Essendo realisti, poi, in chiave prossima stagione per lui si apriranno le porte dell’estero e, non è detto, che un’esperienza del genere non lo possa far crescere ancora di più.

– Ross Vintcent: per me sarà il prossimo capitano dell’Italia. Un giovane con immensi margini di miglioramento, ma già con un carisma e uno stile di gioco ineccepibili. Lavoro silenzioso e prestazioni sempre di livello altissimo.

– Nacho Brex: un leader. Giocatore in costante crescita da anni. E’ sempre più al centro del gioco italiano. E, diciamocelo, come capitano non è dispiaciuto a nessuno.

– Gonzalo Quesada: un allenatore che ha creato un gruppo che vuole lavorare per migliorarsi. Un allenatore che lavora con degli obiettivi realistici e che sta portando una squadra a diventare “grande”. Dandogli fiducia, a parer mio, questa gestione potrebbe portare a grandi risultati che avrebbero quella ricaduta tanto attesa su tutto il movimento.

– Il pubblico italiano: a Udine e Torino è stato il sedicesimo uomo, così come a Genova, perchè fare quei numeri con tutti i campionati, seniores e juniores, in campo non era cosa per nulla scontata. Detto questo, abolirei lo speaker in campo. Il tifoso italiano vuole altro e, se decide di incitare, lo fa da solo con l’immediato supporto del vicino di posto.

– Personalmente, poi, lavorerei sul mediano di mischia: Page-Relo mi piace, ma dietro di lui abbiamo troppi in rampa di lancio e poche certezze reali.

Dette queste cose che volevo condividere penso che al prossimo Sei Nazioni avremo modo di divertirci ancora, sperando di portare a casa qualche “scalpo” in più.

@davidemacor