La Federazione Italiana Rugby ha cambiato l’immagine del profilo della propria pagina Facebook inserendo il logo con intorno l’arcobaleno, a sostegno del pride month.
Apriti cielo.
Più di 400 commenti, per la maggior parte di condanna nei confronti della Federazione rea di aver commesso non so quale crimine ( i commenti li trovate qui).
Su questo faccio due considerazioni molto semplici:
- “Le finalità istituzionali sono attuate e perseguite nel rispetto del principio della democrazia interna e di partecipazione all’attività sportiva in condizioni di uguaglianza e di pari opportunità, con esclusione di qualsiasi ingerenza razziale, politica o religiosa”
Questo che avete appena letto è un passo dello statuto FIR, quindi la Federazione non ha fatto altro che rispettare un qualcosa che fa parte dell’essenza stessa della Federazione. Non ha preso alcuna posizione su temi di carattere politico. Non ha scritto che a favore di ddl vari o teorie gender e tutte le minchiate che potete pensare. Ha detto, attraverso un’immagine quello che è. (ehi amico omofobo che leggi queste righe sappi che probabilmente anche lo statuto della tua società dice la stessa cosa) - Parte dell’essenza del rugby sono l’avanzamento e il sostegno. Nel momento in cui il mio compagno è in difficoltà devo aiutarlo per raggiungere un obiettivo. Una federazione che si mostra sensibile a temi che creano difficoltà a delle persone ha tutto il mio appoggio e la mia stima. Perché sostiene. Anche perché, caro amico, ai nostri piccoli insegniamo il sostegno incondizionato al compagno e non “prima chiedigli se è finocchio che in caso si fotte quel culattone”
Cari non amici che avete commentato negativamente questa iniziativa vi do un paio di consigli:
- Attenti, perché avete molti più amici e compagni di squadra gay di quanto pensiate e gli state facendo del male
- Se siete allenatori, giocatori, dirigenti, presidenti o qualsiasi ruolo avete nel rugby smettete subito che di rugby e dei valori con cui vi sciacquate la bocca per fare cassa non ci avete capito un cazzo