Mentre la nazionale è in partenza per Mosca per affrontare l’Europeo di beach Rugby, ne approfittiamo per incontrare Cesare “Cecè” Venturoli, vera anima dei Belli Dentro freschi campioni d’Italia 2019 dopo il master di Alba Adriatica.
Valerio: Finalmente campioni, cosa si prova?
Cesare: A essere sinceri credo di non essermene ancora reso veramente conto. Quello che posso dire è che, a differenza degli altri anni, in cui quando finiva il beach eravamo tutti sommersi da un magone infinito, stavolta sono “semplicemente” felice, è davvero una bella soddisfazione e motivo di grande orgoglio, siamo partiti da lontanissimo e abbiamo lavorato (e faticato) tanto per arrivare a questo titolo. Spero che questa sensazione duri a lungo.
V: Come e quando nascono i Belli Dentro?
C: I Belli Dentro nascono nel 2010, come espressione delle giovanili della Lazio, per giocare a seven. In realtà questa è la versione ufficiale (ride, ndr). La verità è che i primissimi Belli Dentro erano composti da ragazzi che non trovavano spazio tra le fila dei Pessimi, che al tempo dominavano ovunque sia sulla sabbia che a sette. Un gruppo guidato dal mitico Lorenzo Torda* ha quindi deciso di formare la squadra, senza grosse pretese e con un’impostazione goliardica, come si può intuire anche dal nome. Io ho esordito l’anno dopo, anno in cui abbiamo fatto i primi beach e in cui ci siamo resi conto che forse il seven non era il nostro sport. Poi nel 2012 ci siamo fermati e nell’estate del 2013 abbiamo ripreso in mano il tutto partecipando al nostro primo master, proprio ad Alba Adriatica. Diciamo che è stato l’inizio del “progetto” che ci ha portati dove siamo oggi.
V:  Anche quest’anno siete riusciti a schierare addirittura tre squadre in una tappa: Belli Dentro, Belli de Notte e Belli de Zia. Quando sono nati i BD pensavi di arrivare a questo punto?
C: I primi anni dovevamo rincorrere la gente fino al giorno prima delle tappe per poter giocare, oggi abbiamo messo in piedi un movimento tale, anche e soprattutto fuori dal campo, da non poterci permettere di non portare due o addirittura tre squadre. I primi tempi l’organizzazione era quella di ragazzi alle prime armi, oggi ci occupiamo di chi gioca, di chi ci viene a vedere, dei gadget, dell’intrattenimento post tappa e così via. Chiaramente è un lavoro gigantesco ma sono in buona compagnia, abbiamo messo su una squadra anche dal punto di vista organizzativo che funziona veramente bene.
V: C’è mai stato un momento in cui hai pensato di mollare tutto?
C: C’è stata più di un’occasione in cui le cose non andavano come speravamo e mi sono chiesto chi me lo facesse fare. Però le soddisfazioni, se si lavora bene e si è pazienti, arrivano. Non parlo solo dello scudetto di sabato scorso ma di tutta una serie di piccoli e grandi successi come squadra e come gruppo che hanno ripagato gli sforzi. A conti fatti è facile parlare, è chiaro, ma visto com’è andata a finire ne è assolutamente valsa la pena.
V: Storicamente i campioni di Italia di beach come il Maccarese, il Padova, i Pessimi e i Crazy Crabs dopo il successo  in patria hanno partecipato al campionato europeo di beachrugby. Cosa pensi del circuito europeo EBRA? Ci fai un pensiero per la prossima stagione?
C: Il circuito europeo mi ha sempre affascinato, si pratica un beach diverso dal nostro per livello e intensità, più fisico ma forse un po’ meno “tattico”, e credo non sia un caso se le squadre italiane abbiano sempre fatto bene. È una realtà con la quale mi piacerebbe misurarmi, senza dubbio. Non so ancora quando però, alla prossima stagione inizieremo a pensarci tra un po’. Ora godiamoci il nostro momento.
(*ex giocatore della Lazio e oggi chef giramondo)
@valeamodeo