Quando si scende in campo a Twickenham non è mai una partita come le altre. Andrea Masi, che in Inghilterra ha allenato e che la nazionale inglese l’ha affrontata tante volte con l’Italia, lo sa molto bene. Proprio a Londra, nel 2013, fu player of the match di una partita che gli azzurri rischiarono davvero di vincere prima e di pareggiare poi, perdendo 18-11 senza concedere mete agli inglesi. Masi era in campo anche l’anno prima, all’Olimpico, quando in mezzo alla neve l’Italia sembrò davvero poter rompere il tabù Inghilterra. Proprio l’attuale allenatore dell’attacco del Benetton ha ricordato quelle due partite e ha analizzato le possibilità dell’Italia di oggi.

Andrea, che ricordi hai di quelle due partite?

“Un po’ contrastanti. Della partita del 2012 da un lato ho un brutto ricordo, perché andammo davvero molto vicini a battere l’Inghilterra, purtroppo feci un errore che forse ci costò la partita. Dall’altra parte ricordo anche la soddisfazione di essere stati competitivi contro una corazzata, giocandocela alla pari davanti al nostro pubblico e a un Olimpico pieno. Anche nel 2013 a Twickenham ce la giocammo, uscimmo con l’orgoglio di aver fatto un’altra grande partita, io fui man of the match e giocammo davvero molto bene. Anche in quel caso è rimasta l’amarezza di non aver raggiunto il risultato, perché nel finale di partita abbiamo avuto delle occasioni per pareggiare. Resta il dispiacere di non aver colto il risultato, ma giocarsela a Twickenham, che per me è lo stadio più bello del mondo, è una cosa non da tutti, ed è ciò a cui devono puntare questi ragazzi”.

Come vedi la partita di domenica?

“Anche se l’Inghilterra ha avuto una stagione difficile, bisogna restare con i piedi per terra e andarci molto cauti. Il cambio di allenatore di solito ha un effetto positivo perché porta entusiasmo, e poi loro sono una squadra veramente fortissima e a Twickenham è ancora più dura per tutti. Sono partite che servono all’Italia per continuare il suo percorso di crescita, i risultati poi arriveranno di conseguenza, ma non bisogna focalizzarsi troppo sulla vittoria o sulla sconfitta adesso”.

Lavori quotidianamente con molti dei ragazzi impegnati in azzurro, quali sono le chiavi della loro crescita?

“I giocatori hanno raggiunto un certo grado di maturità, sono molto più competenti e in controllo del gioco. Questo deriva dall’esperienza e dall’aver giocato tante partite di livello. Questa squadra può andare lontano e sta crescendo giorno dopo giorno: un anno fa nessuno avrebbe detto che avremmo potuto battere l’Australia, ma non è stato un successo arrivato a caso, è frutto del percorso e del lavoro fatto. Io ho giocato in Francia e allenato in Inghilterra, ma la professionalità e l’impegno messo da questi ragazzi raramente li ho visti. Chiaramente c’è tanto talento, e poi questo è davvero un gruppo speciale, molto unito, sono come fratelli”.

Quale deve essere l’obiettivo di questa Italia?

“Far appassionare gli italiani a questo sport, renderli orgogliosi. I risultati poi, come ho detto, vengono di conseguenza. Questo è un gruppo molto giovane, ma che può diventare davvero uno dei più forti della storia del nostro rugby”.