Di Davide Macor

Nella corsa alle Elezioni Federali ecco il punto di vista del candidato Alfredo Gavazzi, che si è gentilmente prestato a rispondere a qualche domanda.

Manca ormai poco alle elezioni, quante possibilità di vittoria si è dato? Quale candidato “teme” maggiormente? Sia Amore, che Zatta hanno creato dei programmi molto seri e dettagliati, cosa ne pensa?

Ritengo di avere delle buone possibilità anche in virtù del tour che ho fatto in tutta Italia per incontrare le società sul loro territorio. Per quanto riguarda gli altri candidati, sono entrambe persone che stimo, Amore è più radicato nel sud e Zatta nel Veneto. In relazione alle loro candidature, il dato più importante, credo, sia emerso quando sono state evidenti le “squadre” a sostegno dei candidati. Entrambi non hanno raggiunto il numero minimo di consiglieri e questo fatto è emblematico del consenso che sono riusciti a raccogliere. Sinceramente, non conosco i loro programmi, mi sono concentrato principalmente sulla preparazione del mio.

Il movimento rugbistico italiano vive un momento tanto popolare, quanto difficile. Se da una parte c’è la sempre crescente passione per questo sport, dall’altra la gente inizia a chiedersi quando inizieremo a vincere, con un minimo di continuità sia a livello di nazionale maggiore che, soprattutto, per quanto riguarda i club. In che modo pensa di intervenire per iniziare a cambiare le cose?

Ho evidenziato tre concetti base sui quali fondare gli interventi che andranno a toccare ogni aspetto del nostro movimento:

–       Lavorare insieme per crescere

–       Recuperare e valorizzare la centralità delle società

–       Definire regole differenti tra rugby di base (sino all’Eccellenza) e il rugby di alto livello

Troverete questi principi in ogni capitolo del mio programma. Ritengo altresì, che vada data una particolare attenzione alle piccole società che hanno maggiori difficoltà in questa particolare fase economica.

La “quaestio” Accademie: fino ad ora i giocatori usciti da queste “scuole di rugby”, non hanno dato i frutti sperati, in modo particolare hanno dimostrato di non reggere l’impatto con il livello internazionale. Come cambiare le cose?

Il sistema delle Accademie non è un’invenzione italiana. Esistono e sono state sviluppate in tutte le federazioni nostre partner. Occorre proseguire su questa strada lavorando ancora di più e apportando alcune modifiche strutturali che portino le Accademie all’interno delle Società. Detto questo, i meccanismi di vincita seguono dei criteri molto particolari e articolati. Gli italiani hanno una fisicità differente rispetto agli anglosassoni, che poi andiamo a colmare verso i 22/23 anni. Non mi sembra che la Scozia faccia meglio di noi. Sicuramente c’è ancora molto da fare e abbiamo grandi potenzialità. Un segnale interessante è arrivato questa estate in occasione del campionato FIRA, al quale abbiamo partecipato con la nazionale Emergenti che è stata giudicata la migliore.

I campionati italiani, soprattutto l’Eccellenza dove gli investimenti sono ingenti, vedono molte squadre arrivare a fine stagione con non pochi problemi di bilancio. In che modo interverrete?

È innegabile che la difficile congiuntura economica abbia accentuato alcune problematiche. Ritengo che vada compresa la differenza tra il rugby di Alto Livello e i campionati nazionali che, a mio modo di vedere, devono tendere a un ridimensionamento dei budget, accentuando maggiormente i valori fondanti del nostro sport.

Settore giovanile: è da qui che si sviluppa tutto il movimento, è d’accordo che solo con ottimi tecnici/educatori si possono raggiungere risultati ottimali? Ha delle proposte in merito?

Come evidenziato nel mio programma, che è scaricabile dal sito www.rugbyfuturo.it, il primo passaggio fondamentale è la formazione dei tecnici. Per questo motivo reputo che sia necessario un maggiore investimento di risorse a supporto di questo settore e che vadano potenziate le attività delle Accademie.

Il mio sito d’informazione parla di rugby non professionistico, serie B e C, come lavorerete rispetto a queste categorie? Meritano un occhio di riguardo, rappresentano le fondamenta del movimento italiano e, troppo spesso, sono messe da parte o ai margini.

Condivido la sua analisi. Per questo motivo reputo necessario “Recuperare e valorizzare la centralità delle società”. La FIR si deve porre come supporto alla crescita del movimento creando le precondizioni all’interno delle quali le Società, specie le più piccole, possano crescere. Il sostegno ai Comitati Regionali è fondamentale in quest’ottica. Ritengo che vadano potenziati in termini di risorse umane per migliorare i servizi offerti alle piccole società e la comprensione delle specifiche problematiche legate al territorio.

Rispetto al problema delle strutture sportive, come si pone? Troppe squadre rimangono senza campo, oppure vanno incontro a costi esorbitanti per affittare piccoli stadi di calcio o “pezzi” di terra abbandonati a loro stessi.

Attualmente, la FIR finanzia, esclusivamente, la costruzione di campi in erba e in sintetico. Questo supporto economico va allargato a sostegno degli investimenti sia per la costruzione o l’allargamento degli spogliatoi, ma, soprattutto, per l’illuminazione dei campi da gioco.

Il rugby femminile è in crescita, come interverrete per valorizzare ulteriormente questo settore?
Le potenzialità di crescita e di affermazione a livello internazionale sono evidenti. Per il prossimo quadriennio le principali attività che propongo a supporto del rugby femminile possono essere riassunte in questo modo:

–       Costituzione di una struttura Federale per lo sviluppo dell’attività femminile in ogni regione

–       Costituzione di una commissione tecnica Federale formata da rappresentanti della FIR e delle Società

–       Costituzione di una Selezione Nazionale Under 20 che possa partecipare a stage periodici da svolgersi in partnership con altre Federazioni per una crescita comune

–       Rinnovare la struttura dei rimborsi spese sia per le atlete d’interesse nazionale, sia alle loro società di provenienza

–       Studiare e potenziare le coperture assicurative

Nel caso dovesse essere eletto, qual’è la prima cosa che farà?
Ci sono molte cose che necessitano una particolare attenzione nel segno della continuità e dell’innovazione. Reputo che aprire immediatamente un canale di dialogo con la Benetton sia necessario per il bene del movimento. Poi, partendo dal mio programma: andrebbe rinnovato il sistema di formazione dei tecnici, rafforzati i Comitati Regionali secondo un concetto che tenda al decentramento e sviluppato un nuovo capitolato a supporto dell’impiantistica sportiva che, in occasione del mio giro per l’Italia, è risultato come un problema stringente data la crescita dei tesserati in tutta la penisola.