Una strada, quella che da Portovecchio, collega Ajaccio, in cui non è possibile distrarsi. Centoventicinque chilometri da percorrere in tre ore. La pioggia delle ultime settimane ha reso il paesaggio di un colore verde acceso. Strada senza trafori, che segue l’orografia del territorio. Un’infinita serie di curve. Nelle giornate di forte vento, Ajaccio rappresenta l’unica alternativa a Bonifacio per raggiungere la Sardegna. Le nostre applicazioni sullo smartphone ci permettono di sapere in anticipo, il movimento dei traghetti che partono da Santa Teresa di Gallura, per il porto Corso. Quel giorno nessuna imbarcazione scioglie gli ormeggi. Una telefonata alla compagnia di navigazione fuga ogni dubbio. Navi bloccate per almeno due giorni. Non abbiamo molto tempo per pensare. L’unica nave settimanale, in partenza per la Sardegna, salpa dalla città di Napoleone, lunedì mattina, alle sette e trenta. E’ domenica. PortoVecchio in questo periodo dell’anno è deserta. Con gli ultimi contanti rimasti (plafon della carta esaurito) acquistiamo i tre biglietti per la traversata. Passaggio ponte. La cabina è un lusso che non possiamo permetterci. Poche le riserve alimentari a disposizione. Decidiamo la partenza per il primo pomeriggio. Piove. Scarso, ma sufficiente, il carburante a disposizione, poche decine di euro nel portafoglio. Partiamo. Sulla strada il traffico è pressoché assente. Le poche auto che incrociamo, sfrecciano quasi ignare dei pericoli presenti. Telefonicamente, prendo accordi con il mio socio. E’ lui che da Olbia, pensa al pernottamento in hotel. Pagamento con carta di credito. Settanta euro. Il viaggio sembra interminabile. Le stazioni alla radio, trasmettono vecchie canzoni Francesi. Di tanto in tanto riusciamo anche a sintonizzarci con qualche stazione italiana. Sport in diretta, motoGP e serie A di calcio. Poi ci pensano le ripide montagne, a disperdere il segnale. Paesino di Zonza. Una delle caratteristiche, degne di nota, è rappresentata dai cimiteri che costeggiano la strada. Attraversiamo Aullène dopo oltre un’ora di auto, ma abbiamo percorso meno di sessanta chilometri. Si sale di quota, poi si scende pericolosamente. Pian piano ci avviciniamo alla città. Scorgiamo dietro l’ennesima montagna, l’azzurro plumbeo del mare in tempesta. La bellissima città di Ajaccio è davanti ai nostri occhi. Il porto del capoluogo Corso si trova in una posizione eccezionale. La sua storia è antichissima. Le ampie strade garantiscono, che il traffico sostenuto, possa scorrere senza intasamenti. Raggiungiamo ben presto l’Hotel. Stanchi e affamati, dopo aver depositato i bagagli, ci dirigiamo al solito fast food. La dieta del rugbista per oggi sarà accantonata. Dopo una cena non proprio frugale, si va a nanna. Nella notte, tuoni e fulmini non ci impediscono di dormire profondamente. Solo la sveglia interrompe i nostri sogni. Ci prepariamo in fretta e furia. Pochi minuti e siamo pronti. Raggiunto il molo da cui parte la gigantesca nave, ci sentiamo più tranquilli. Saliti a bordo, cerchiamo subito una zona confortevole. La sala del bar è perfetta per riposare. L’ampia vetrata ci permette di ammirare, ancora una volta questa magnifica città, che pian piano si allontana. Il forte vento, le onde lunghe, rendono anche questa traversata, lunga e faticosa. Accumuliamo due ore di ritardo. Finalmente scorgiamo le coste della Sardegna. La nostra avventura non finisce qui. Ci aspettano altri centoventi chilometri per raggiungere la meta. E pensare che c’è chi si lamenta se il campo di gioco non è sotto casa.
Dopo una trasferta sul continente Francese, questo è quanto può succedere.
Luigi Piredda – tutti i diritti riservati