In una Roma letteralmente invasa dai tifosi inglesi (in proporzione sembrano più dei ventimila che hanno acquistato il biglietto) l’Italia scende in campo per cercare di rendere dura la vita alla Nazionale Inglese, ancora imbattuta (e sulla carta imbattibile) per noi, che arriva a Roma con il desiderio mica tanto celato di portare a casa 5 punti vitali per il divenire del torneo. Da brividi, prima e dopo gli inni, i tifosi inglesi e il loro Swing Low, Sweet Chariot. Non è da meno l’accoglienza di tutto lo stadio (60000 spettatori) per Alessandro Zanni, in campo da solo per celebrare il suo centesimo cap in azzurro. Partono bene gli azzurri, con il piglio giusto, ma la prima mischia è ad appannaggio inglese. Ford trova una gran touche e, dopo due ruck, la palla pregevolmente (guardatevi il loop tra Ford e Farrell, per piacere) arriva al largo a Watson che sprinta e schiaccia in bandierina. Farrell centra il palo, ma l’inizio è come si prevedeva duro come una scalata al Mortirolo nella tempesta. L’Italia tiene il possesso, ma gli inglesi ci rallentano i possessi. Nel nostro guadagnare centimetri si distinguono Zanni, Negri e Castello, ma la difesa inglese ci ricaccia indietro. Ford e Farrell esplorano il nostro gioco aereo, Minozzi per tre volte sale in cielo. Gioco fermo al decimo minuto per un serio infortunio occorso a Ben Youngs, entra Danny Care. La sensazione è che i nostri siano entrati col piglio giusto, ma che con gli inglesi di oggi ci sia bisogno di qualcosa che va oltre le nostre corde. E infatti alla ripresa del gioco subiamo ancora: mischia e altro loop in prima fase, ancora Watson in bandierina. Farrell non indovina la trasformazione nemmeno stavolta. Al quindicesimo guadagniamo un calcio di punizione che Allan spedisce in touche, ma sugli sviluppi Castello cincischia e gli inglesi ci ricacciano sui dieci metri. Allan, dopo qualche fase asfittica, trova una buona touche nei 22 inglesi, ma risolviamo loro il problema facendo crollare gli sviluppi di una maul. L’Italia però ha un moto d’orgoglio e imbraga Care, guadagnando una mischia a metà campo. Manteniamo il possesso e attacchiamo forte con Boni e Bellini a sinistra. L’arbitro ci dà un vantaggio, noi giochiamo fuori e allarghiamo tutto con Benvenuti che corre là dove l’erba profuma di buono facendo esplodere l’Olimpico. Allan trasforma, torniamo a meno 3 quando i minuti sul cronometro sono 21. Sulla ripartenza gli inglesi ci placcano in aria e torniamo a metà campo con un piazzato. Gli inglesi però, anche grazie ad un calcio toccato, si impossessano dell’ovale e ci misurano la febbre al piede. Perdiamo purtroppo un brutto pallone sulla linea dei 22 e gli inglesi, dopo qualche fase, colpiscono ancora: Farrell tira dritto e schiaccia, stavolta la trasformazione è più agevole. Gli inglesi ci esplorano a tutto campo, ma li costringiamo al tenuto dopo varie fasi sempre in avanzamento. Gli azzurri crescono, Castello tira delle sportellate che fanno impressione, guadagniamo un altro calcio e andiamo in touche, ma la nostra rolling maul è spinta fuori. Gli azzurri crescono, costringono ancora gli inglesi nei 22, l’arbitro chiama ancora il vantaggio azzurro, questa volta Sergio decide di andare per i pali. Allan, da posizione agevole, centra i pali per il 17 a 10. L’ultima azione del primo tempo provoca qualche brivido, con gli azzurri che perdono il gioco aereo e concedono il possesso inglese, ma questa volta difendiamo bene e costringiamo gli inglesi all’avanti e a chiudere il primo tempo senza ulteriori segnature.
La ripresa inizia con un cambio azzurro: fuori Lovotti, dentro Nicola Quaglio. Purtroppo commettiamo subito fallo appena fuori dai 22 inglesi, ma sugli sviluppi i bianchi fanno cadere la palla e ci concedono il possesso. Gli inglesi premono, il piede di Care ci mette in difficoltà, ma Minozzi trova una liberazione meravigliosa. Gli azzurri, però, concedono un altro calcio abbastanza gratuito e gli inglesi si installano di nuovo nei nostri 22. Watson trova il varco giusto ma il passaggio di Care è in avanti e ci salviamo. Solo per qualche secondo però. Perché la nostra mischia avanza, ma talloniamo con la mano e Farrell ringrazia per il 20 a 10. Ma sulla ripartenza Parisse inventa un offload sontuoso per Bellini, placcato in pieni 22 dagli inglesi. Allan chiama il loop per Boni che va oltre, ma l’ultimo passaggio è in avanti. Entra Mbandà al posto di Giammarioli. La mischia inglese, nel frattempo, si prende il fallo e sventa la minaccia. Davvero troppi i falli azzurri, alcuni realmente gratuiti. E, sul susseguirsi dell’ennesima touche nei nostri 22, Simmonds buca le guardie e regala il bonus ai suoi. Non ci voleva. L’Inghilterra cambia Hartley e Cole, entrano George e Williams. Gli azzurri non ci stanno, Minozzi fa un bel buco e torniamo nei 22 inglesi. Costringiamo i bianchi al fallo, andiamo in touche e proviamo la maul. Gli inglesi fanno ancora fallo e allarghiamo tutto, con Bellini che schiaccia in bandierina per il 27 a 15. Le cilindrate sono diverse, per carità, ma l’Italia ha coraggio, è sfrontata. Comincia la girandola dei cambi per gli inglesi, che attaccano ancora ma li costringiamo al tenuto. L’Italia non demerita, colleziona fasi su fasi, ma il muro inglese non è di quelli che puoi abbattere facilmente e c’è il tenuto a terra. Gli inglesi conquistano una punizione nei 22 italiani, portiamo fuori la loro maul, ma fallosamente. Rubiamo la touche, ma dobbiamo liberare e, sull’azione inglese, Farrell prende un buco pauroso e serve Ford per la quinta meta. Il 34 a 15 maturato al momento è forse un po’ troppo pesante, a dire la verità, ma è vero anche che il XV inglese sta prendendo fisicamente il sopravvento. Esce un gladiatorio Castello, al suo posto Hayward, nell’inedito spot di centro. Esce pure Allan, autore di una buona prova in regia. La stanchezza azzurra si fa sentire, Simmonds buca ancora in seconda fase, giocatore enorme per esplosività. Le segnature diventano sette con Nowell al largo, Swing Low Sweet Chariot è la colonna sonora di questa piccola porzione di Roma. L’ultima nota di cronaca, è il premio di Man of the Match assegnato ad Anthony Watson. Si chiude il match con una sconfitta pesante, un 46 a 15 maturato nel finale, in cui non tutto è da buttare, ma che deve far riflettere sul chilometraggio ancora da fare per i nostri.